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decisamente un libro non riuscito nonostante qualche guizzo interessante
Mah, insostenibile se vi si va cercando la suspence da romanzo giallo. Se si è attenti alla poesia dell'esistenza, il giudizio dovrebbe essere sicuramente più benevolo, penso
Incuriosisce indubbiamente il lettore all'inizio con tutta questa nube di mistero e di simbolismi strani(il suicidio o l'incidente? Proprio il treno Parigi-Varsavia?), poi però diventa veramente insostenibile, e non poteva farla finita prima....
Recensioni
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Ci vuole generalmente un certo tempo perché il talento di un romanziere che scrive in francese diventi visibile agli editori e ai recensori italiani. L'attenzione scatta e si traduce in ampia visibilità per gli scrittori dalla travolgente vocazione polemica, come Houellebecq, o per chi, come Amélie Nothomb, sa aggiungere alle seduzioni della scrittura quelle di un'immagine pubblica segnata dal più aggressivo giovanilismo cool. Lo schivo Patrick Modiano, di proverbiale timidezza, pubblica dal 1968. Eppure soltanto a partire del 1997, con Dora Bruder,è uscito, per l'Italia, da un immeritato purgatorio. L'entusiasmo generale per il suo ultimo romanzo tradotto da Einaudi, Un pedigree, fa ancor più risaltare la colpevole indifferenza della nostra industria culturale per la maggior parte delle sue opere precedenti. Speriamo che François Vallejo, classe 1960, autore tra il 1998 e il 2006 di sei romanzi che la critica francese ha molto apprezzato, ottenga un trattamento migliore, anche se lo spazio dedicato dai nostri quotidiani a Madame Angeloso non sembra autorizzare un eccessivo ottimismo.
A proposito di Madame Angeloso, in Francia è stato spesso evocato il nome di Hitchcock. Conviene pensare, però, non tanto all'Hitchcock del grande schermo, quanto all'ispiratore di quegli agghiaccianti telefilm fondamentali per l'immaginario di più di una generazione: miniature di una quotidianità inizialmente anodina, che un particolare deformato o ingigantito precipitava poco a poco in un terrore senza scampo. Un'apparenza di normalità regna nella vita di Constance Angeloso, albergatrice negli anni ottanta a Dunkerque. Le sue forme debordanti, traduzione concreta di un'inesauribile generosità, irradiano gioia di vivere tra i clienti del suo modesto hôtel. È veramente un "angelo", come annuncia il cognome trasmessole, in anni lontani, da un marito italiano sparito nel nulla: l'angelo custode del più mite e sperduto dei suoi clienti, monsieur Coquemar, e della fragile Danuta, la nipotina polacca che aiuterà a inserirsi nella difficile realtà francese. Un'incrinatura però attraversa la sua esistenza: il sabotaggio della sua felicità da parte del perfido figlio Angelino, diabolica emanazione di un passato misterioso che la porterà alla catastrofe e a una tragica morte.
Da questa morte prende le mosse il romanzo, che è la narrazione retrospettiva della vita della protagonista da parte di tre voci diverse che si alternano: quella del soave Coquemar, quella della fedele Danuta e quella dello snaturato figlio Angelino. Molto gradualmente, il lettore procede verso il mistero della scomparsa di madame Angeloso travolta, con la sua auto, dal treno Parigi-Varsavia su cui viaggiava il Dalai Lama attraverso una serie di misteri minori, paradossali e disturbanti: perché madame Angeloso indossa un busto di ferro che la tortura? Chi è la misteriosa veggente polacca che le predice il disastro di Chernobyl? Come si spiega la rete di coincidenze che fa della sua vita lo specchio di mezzo secolo di storia? Elusive e al tempo stesso precisissime, come immagini di Magritte, le risposte di Vallejo hanno tutta l'ambiguità del suo stile, rigoroso ed enigmatico.
Mariolina Bertini
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