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Pessimo libro pubblicato da UTET, mi sono fatto convincere dalla descrizione del libro e l'ho comprato. Non l'avessi mai fatto! Questo libro è la trascrizione di un convegno che Nancy tenne in una scuola francese e, per questo, già dalle prime pagine si nota una semplificazione dei concetti che riduce la profondità e la completezza del messaggio. Per non parlare della stampa, che è in caratteri cubitali quasi a far capire che in qualche modo dovevano riempire 92 pagine. Sconsigliatissimo, non dice assolutamente niente.
Va sempre più di moda dare alle stampe conferenze o dibattiti tenuti in pubblico da scrittori, filosofi o personaggi di rilievo mediatico. Si pubblicano le trascrizioni della conversazione, praticamente senza nessuna revisione sostanziale da parte dell’autore, in modo che il lettore ricavi dalle pagine un’impressione immediata di spontaneità, di voluta semplificazione dei concetti. Questo ovviamente comporta per le case editrici un impegno meno pressante che la cura attenta richiesta da un saggio scritto, e per chi legge una facilità di apprendimento non sottovalutabile, anche se a scapito della profondità del messaggio. È il caso di un volume ottimamente confezionato dalla Utet (copertina accattivante, rilegatura solida, caratteri grandi e spaziati, titolo indovinato), che ha conosciuto una decina di ristampe, e che tuttavia poco aggiunge sia al tema trattato, sia alla fama dell’autore, il filosofo francese Jean-Luc Nancy. Si tratta di una conferenza tenuta davanti a un pubblico di adolescenti, in cui l’autore prova a circoscrivere il tema vastissimo dell’amore, attraverso definizioni abbastanza generiche sulla realtà di questo tanto decantato sentimento, di cui tutti abbiamo o abbiamo avuto esperienza: dolorosa o felice, faticosa o gratificante. L’autore lo descrivere nel suo nascere, crescere e finire, tra esaltazioni e delusioni, rischi e contraddizioni, nella fedeltà e nei tradimenti: scoperta dell’intimità di noi stessi e dell’altro, impossibilità di definirne una misura. Per Nancy l’amore è “la mia capacità di ricevere, di percepire e di lasciar venire a me una persona in quanto persona, per ciò che è e indipendentemente da ciò che ha”. Il gesto in cui si esprime nella sua massima gratuità e tenerezza è la carezza, che “ci insegna che quel che conta nell’amore è la presenza dell’altro, il tocco dell’altro, e in certo modo, nient’altro”.
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