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Descrizione


E' la storia di un uomo, l'autore, che ancora adolescente, a soli quattordici anni, vede la sua vita sconvolta dalla legislazione antiebraica del '38. Comprende allora di non essere un italiano come gli altri (come invece soleva ripetergli il padre quando ancora era un bambino) ma "soltanto" un ebreo. Per l'autore, ebreo e italiano, gli ideali di giustizia e di libertà, la storia d'Italia, il proprio ebraismo, sono un tutto inscindibile. E' questo il senso di tutte le sue battaglie per la libertà, anche della libertà di essere eguali pur difendendo la propria diversità.
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Dettagli

1996
176 p.
9788870116588

Voce della critica


scheda di Mobiglia, S., L'Indice 1996, n. 7

Avvocato torinese e membro autorevole della Comunità ebraica (fu tra gli artefici dell'Intesa siglata, nel 1987, con lo stato italiano), Guido Fubini prosegue il racconto iniziato con "L'ultimo treno per Cuneo. Pagine autobiografiche (1943-1945)" (Meynier, 1991) in un libro che ripercorre la sua vita come odissea "attraverso il pregiudizio", prima subìto negli anni della discriminazione e della guerra, poi combattuto nella resistenza e nel cinquantennio repubblicano. Sul filo di una scrittura asciutta e densa di fatti, episodi, documenti, spesso percorsa da increspature ironiche a cogliere i paradossi della storia, Fubini rievoca le vicissitudini degli anni tempestosi della giovinezza già in qualche modo depositate in forma romanzesca negli strati profondi della memoria, per poi ricomporre con filtro più selettivo, fra diario privato, cronache pubbliche e casi giudiziari particolarmente istruttivi, le esperienze dell'età adulta, segnata da una tenace continuità con i valori laici e democratici dell'antifascismo azionista. Dall'agiata normalità borghese degli anni dell'infanzia, il racconto passa a descrivere la vicenda esemplare di una famiglia ebrea, laica e assimilata, nell'imprevisto turbine delle leggi razziali e dell'emigrazione a Nizza, dove il padre avvocato si improvvisa artigiano tessile, negli alterni rovesci della guerra. Rientrato definitivamente a Torino negli anni cinquanta, Fubini comincia una nuova storia, sempre di oppositore minoritario e difensore delle minoranze, attraverso i partiti (nel Psi fino al 1981, con la tappa significativa di Unità Popolare), dentro la Comunità ebraica e per la pace in Medio Oriente, nell'impegno professionale. È una testimonianza della presenza culturale e politica dell'azionismo nell'Italia del dopoguerra, oltre che di un percorso biografico interno a un'area poco frequentata dalla memorialistica.

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