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Luigi Longo, una vita partigiana (1900-1945) - Alexander Höbel - copertina
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Luigi Longo, una vita partigiana (1900-1945)
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Luigi Longo, una vita partigiana (1900-1945) - Alexander Höbel - copertina
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Descrizione


La vita di Luigi Longo si identifica in misura rilevante con la storia del Partito comunista italiano, ma rappresenta anche un itinerario emblematico delia storia del Novecento. Della sua ricchissima biografia, finora poco esplorata, questo volume ricostruisce la prima metà, gli "anni eroici" 1900-1945: dalla Torino operaia di Gramsci e dell'occupazione delle fabbriche ai vertici della Gioventù comunista, all'attività clandestina, alla guida del Centro estero giovanile e poi dell'organizzazione del pcd'i, tra la Svizzera e la Francia. Dalla Mosca del Comintern alla Parigi del Fronte popolare, dalla guerra di Spagna - durante la quale è alla testa delle Brigate internazionali - alla Resistenza - che pure lo vede al vertice delle Brigate Garibaldi e del Corpo volontari della libertà -, "Gallo" vive da protagonista momenti decisivi del secolo breve, assieme alla sua compagna Teresa Noce e ad altri dirigenti comunisti come Pietro Secchia e Palmiro Togliatti, col quale proprio in questi anni si delinea un asse destinato a durare anche nel secondo dopoguerra. Prefazione di Aldo Agosti
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Dettagli

2013
28 novembre 2013
374 p., Brossura
9788843069729

Voce della critica

  Per quanto ciò possa apparire sorprendente, questo volume costituisce il primo lavoro d'insieme su Luigi Longo condotto con criteri scientifici. In precedenza il contributo più importante a lui dedicato era stato un volume collettaneo uscito in occasione di un bel convegno di studi svoltosi nel 1989 (Editori Riuniti, 1992), laddove in precedenza si era potuto disporre solo di un breve profilo di Felice Chilanti che risaliva al 1972. Giustamente Aldo Agosti sottolinea nella sua prefazione come, pur in presenza di una memorialistica di assoluto rilievo, il genere biografico abbia per lungo tempo stentato ad affermarsi nella pur ricca e qualificata letteratura sul Pci, e come questo ritardo abbia cominciato a essere superato solo in una fase relativamente recente. In tale contesto il contributo di Höbel ha il merito di colmare una lacuna assai rilevante, se solo si considera il ruolo di primo piano che Longo svolse per l'intero arco della storia del Pci dalle origini sino alle fine degli anni sessanta, dalla funzione essenziale dei giovani nella nascita del PCdI al segno che, tra la morte di Togliatti e la grande stagione del '68-69, egli volle imprimere a un gruppo dirigente che, nella sua maggioranza, sembrava più attardato nella continuità della tradizione piuttosto che sensibile verso la ricerca di vie nuove atte ad affrontare i cambiamenti epocali che andavano maturando. Il percorso biografico è qui ricostruito attraverso un continuo e dettagliato ricorso alle fonti primarie, con una particolare attenzione ai documenti d'archivio (in larga parte inediti) e anche a fondi fino a oggi scarsamente esplorati, come quello della sezione italiana delle Brigate internazionali. L'impianto complessivo privilegia la dimensione spiccatamente politica rispetto ai risvolti umani ed esistenziali, in un'ottica attenta a documentare i diversi aspetti dell'azione e dell' impegno politico di Longo in una sostanziale consonanza con la sua riflessione retrospettiva, piuttosto che in un dialogo a più voci con altri protagonisti (a cominciare dalla compagna Estella) o in un più esteso quadro critico-interpretativo. Cosicché ciò che affiora è un'immagine di continuità che rischia di lasciare alquanto in ombra sia il carattere travagliato della formazione di Longo (la prolungata influenza di Bordiga e la non facile assimilazione della lezione di Gramsci, il ruolo da protagonista nella svolta del 1929-30 con tutta la sua carica di abnegazione, ma anche di settarismo, di errori politici e organizzativi, di fede illimitata nei confronti del partito e dell'Urss), sia i momenti di rottura, che saranno poi quelli che lasceranno una impronta indelebile nella sua personalità e nel suo itinerario politico negli anni a venire. Il tema della continuità si presta per converso a una lettura della biografia di Longo a partire dalla svolta del VII congresso del Comintern (1935) e non per caso l'apporto forse più ricco e originale di questa ricerca consiste nella puntuale ricostruzione del filo rosso che unisce in Longo la piena adesione alla politica dei Fronti popolari e la riqualificazione della linea del PCdI all'insegna di una rivoluzione popolare antifascista destinata ad approdare nella Resistenza alla prospettiva di una nuova democrazia socialmente avanzata e fondata sulla partecipazione più ampia delle classi lavoratrici. L'esperienza maturata nella guerra di Spagna costituirà in tal senso un passaggio insostituibile. Di qui discenderanno la duplice sottolineatura della costruzione del più ampio fronte unitario delle forze antifasciste e della centralità dell'unità tra comunisti e socialisti come "guida direttiva" del Fronte popolare, l'intreccio tra lotta armata, unità antifascista e mobilitazione di massa, la dimensione internazionale della lotta contro il fascismo e la guerra, che costituiranno altrettanti insegnamenti che Longo avrebbe trasferito nella Resistenza italiana. Dietro il dirigente politico e militare della Resistenza, nel suo instancabile impegno contro l'attesismo, nel suo costante richiamo all'intreccio tra lotta partigiana e iniziativa della classe operaia e delle masse popolari, nella sua capacità di coniugare l'unità tra tutte le forze antifasciste e l'autonomia e la soggettività del Pci, nella sua duttilità tattica ma anche nella sua coerenza strategica, nella sua valorizzazione dei Cln e degli organismi di base come cellule di un nuovo stato e di una nuova democrazia, nel suo realismo e nella sua attenzione alla praticabilità delle direttive e degli obiettivi e nel suo talento organizzativo, vi era l'apprendistato nella guerra di Spagna. Altra cosa è riflettere sul rapporto tra Longo e Togliatti, sulla sua elaborazione originale, dai Fronti popolari alla stessa svolta di Salerno, o anche sulle chiusure ed esclusioni che egli avallò, nonché sulle rinunce che egli accettò in uno spirito di disciplina al partito e al proprio campo di appartenenza (uno dei tratti caratteristici di quella generazione). Ma su tali questioni è auspicabile che emergano ulteriori temi di riflessione nella attesa seconda parte di questa biografia.   Claudio Natoli

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