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Il suo libro più importante, del 1892,è nato da un incontenibile bisogno morale,da una coscienza austera,che ha rivissuto le più alte esperienze del Risorgimento,e vuol accoppiare al concreto senso storico del Gioberti l'eroismo etico del Mazzini.E' un libro spietato,eppur magnanimo nella sua intima tristezza,tutto vibrante di passione politica.Non vi si cerchi la novità dell'indagine erudita:all'Oriani avvezzo alla severità delle dottrine hegeliane,delle quali era un fervido ammiratore,non interessa la notizia peregrina,bensì l'interpretazione acuta dei fatti,riguardati dall'alto:è,la sua,una ricostruzione della storia d'Italia condotta secondo una linea ideale,con un fine preciso,in funzione della nostra storia presente.Quindi la materia più acquista d'importanza,quanto più ci si avvicina all'età nostra: allora la visione si allarga,il quadro si precisa nei suoi elementi,il giudizio si fa più pieno e tagliente.L'Oriani riesce singolarmente felice nel dar risalto con pochi tratti ai personaggi più significativi,dei queli sa cogliere l'anima profonda con un sicuro intuito d'artista su cui vigila sempre la prudenza dello storico.Questa sua complessa attitudine lo porta a creare immagini di così scolpita evidenza che paiono gettate nel bronzo:da Ezzelino da Romano a Napoleone,da Dante a Vico,al Muratori,al Carducci,da Cola di Rienzo al Valentino,al Rossi,al Farini,al Sella.E al modo stesso che lo Scrittore mette in luce l'intimo degl'individui,così illumina le tendenze più o meno distinte delle masse,e su tutto porta il suo giudizio acre,che mette a nudo senza pietà errori, orrori e vergogne,angustie dell'intelletto e miserie dell'anima.L'Oriani vuole che il popolo italiano contempli in questo libro la propria immagine non-deformata,e che frema e arrosisca delle colpe e delle deficienze che egli gli rimprovera e gli fa toccare con mano:dal riconoscimento delle proprie manchevolezze sarebbe nato negl'Italiani il bisogno di ritemprarsi e di rifarsi una nuova coscienza.
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