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L'autore non nasconde ammirazione e affetto per Riccardo Lombardi, figura carismatica nelle vicende del socialismo italiano, e non si può dire che, nell'accingersi a scrivere con piglio giornalistico questa atipica biografia, non abbia accumulato una gran quantità di testi e testimonianze. Ma il risultato non è all'altezza dell'impegno profuso. L'idea più centrata sta nell'accoppiare il racconto della vita del grande, quanto marginalizzato, dirigente con quella della compagna, la comunista Ena Viatto, insegnante e sovversiva, dapprima legata a Li Causi e quindi a Lombardi, con una solidarietà intellettuale non meno intensa di un amore al riparo da ogni incrinatura. Si erano incontrati il 20 dicembre 1928 (lui aveva ventisette anni, lei era di cinque più giovane) a Milano, nello studio di un avvocato amico. "Siamo accomunanti ricorderà la donna, alla quale venne affibbiato, negli anni della lotta clandestina, il nomignolo di "Fenicottero" dalla passione politica che per me resterà sempre importante e che per lui diventerà, dopo la Liberazione, unica e totalizzante". Lei tiene a dichiararsi dogmatica e intransigente, mentre tratteggia il suo uomo come "colto, crociano e marxista, tollerante e permanentemente disponibile alla discussione e alla polemica". Quando anche il Psi fu assoggettato a metodi e logiche staliniste prevalsero i Nenni e i Morandi, sostenuti dalle manovre dell'apparato e da sostegni finanziari sovietici. Si vanificò l'obiettivo di un socialismo autonomo e battagliero. E la sconfitta collocò da allora Lombardi in una nobile posizione, rispettata e non seguita. Fino a quel 18 giugno 1963 la "notte di san Gregorio" che segnò il suo distacco dal compromissorio centrosinistra in versione moderata. In Lombardi risaltava una vena religiosa, un'impazienza "azionista": il suo "riformismo rivoluzionario" disdegnava prudenze e mediazioni.
Roberto Barzanti
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