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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
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3,5 Vittoriano, macabro e spietatamente plausibile, un racconto delle atrocità commesse dai puritani nel New England, a Salem, negli anni a cavallo tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. La Gaskell descrive la superstizione cristiana, la cattiveria umana, la gelosia e l'odio che nascono nel singolo verso il prossimo e diventano uno sfogo collettivo isterico e indirizzabile verso gli innocenti, ingiustamente torturati e uccisi, per cui le scuse a posteriori non serviranno a nulla.
Il racconto, attraverso atmosfere gotiche, ci riporta a Salem nel 1691 al tempo delle prime colonie puritane sorte nel New England. Un periodo in cui la comunità fu travolta da quell'ondata di paranoia collettiva che ebbe come conseguenza una spietata caccia alle streghe. L'uomo terrorizzato dal soprannaturale, intimorito dalla minaccia di forze oscure, teme il pericolo di ciò che non riesce a spiegarsi, cede alla superstizione e diventa preda dell'isteria. Non esiste più misercordia verso l'altro, si perde la capacità di provare pietà. In una stessa famiglia mariti accusano le mogli, i fratelli sospettano delle sorelle. Streghe e stregoni furono giustiziati e, come scrive la stessa autrice, persino i cani furono accusati di stregoneria. È in questo clima di paranoia generale che si sviluppa la drammatica storia di Lois Barclay, orfana che dall'Inghilterra si trasferisce a Salem ospitata dalla famiglia dello zio. Elizabeth Gaskell pone l'accento su come la superstizione alimenti la paura e come questa si diffonda rapidamente fra le persone, privandoli della ragione e rendendoli esseri spietati, crudeli, senza più un briciolo di umana compassione. Un'opera interessante e ben riuscita, adatta agli amanti della letteratura vittoriana.
È un libro molto angosciante, che mi ha lasciato una sensazione sgradevole appena l'ho finito di leggere. Non lo consiglio.
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