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Dettagli

2005
29 gennaio 2006
144 p.
9788871726953

Voce della critica

Viene proposta in questo piccolo volume la traduzione di un lungo articolo di Tyler Burge noto filosofo del linguaggio americano intitolato Filosofia del linguaggio e della mente: 1950-1990: come il titolo lascia supporre si tratta di un panorama di ciò che di più importante è avvenuto – a parere dell'autore – nella filosofia del linguaggio e nella filosofia della mente di tradizione analitica nel corso dei quarant'anni in questione.

In una nota iniziale Burge indica un gran numero ??? che per ragioni di spazio è stato necessariamente tralasciato nella sua trattazione: i contesti intensionali il concetto di verità i paradossi semantici e metafisici gli atti linguistici e la pragmatica in generale il problema dell'identità personale la teoria dell'azione e altri ancora. Ciononostante rimane una grande quantità di materiale degno di esame (un esame inevitabilmente molto rapido) che costituisce secondo Burge il cuore del mainstream della discussione filosofica: il principio di verificazione la distinzione tra analitico e sintetico la distinzione tra filosofia del linguaggio ordinario e filosofia del linguaggio ideale la nozione di forma logica e quella di significato la teoria del riferimento diretto la crescente influenza della filosofia della mente anche sulle questioni riguardanti il linguaggio il naturalismo e il funzionalismo in filosofia della mente l'anti-individualismo (o esternismo) ecc.

Gli autori più citati sono Willard Van Orman Quine Donald Davidson Noam Chomsky Hilary Putnam Michael Dummett: Burge riesce senza dubbio a cogliere quello che è generalmente considerato il mainstream negli ambienti della filosofia anglo-americana. Ma si potrebbe dire di più: la sua è una storia mainstream del mainstream nel senso che il modo di articolare i passaggi storicamente significativi di questa vicenda quarantennale corrisponde piuttosto fedelmente all'auto-interpretazione più diffusa presso gran parte della comunità filosofica che è oggetto della storia stessa. Proprio per questa ragione l'articolo di Burge costituisce un'ottima guida – mai troppo tecnica – per chiunque voglia farsi una prima idea su questi argomenti o per chi conoscendoli già desideri un quadro d'insieme indubbiamente autorevole. Un'osservazione piuttosto interessante è quella secondo cui a partire dagli anni ottanta si sarebbe diffusa nella filosofia della mente un'attenzione assai maggiore che in precedenza per i dettagli scientifici prima sostanzialmente ignorati da filosofi propensi a procedere in modo più o meno aprioristico; ciò avrebbe tra l'altro promosso una più feconda collaborazione tra ricerca filosofica e indagini scientifiche (psicologiche).

Il libro è completato da una sorta di appendice Filosofia del linguaggio e della mente: a cavallo del secolo di Alfredo Paternoster che costituisce una continuazione ideale dell'articolo di Burge dedicata agli ultimi quindici anni di vicende filosofiche. Il livello della trattazione è leggermente più tecnico e Paternoster è costretto dalla vicinanza del materiale analizzato ad azzardare ipotesi interpretative meno consolidate. Nelle conclusioni vengono per esempio individuate tre possibili tendenze di sviluppo futuro: una divergenza sempre più ampia tra una filosofia di impostazione naturalistica che opera in stretta collaborazione con le scienze cognitive e una filosofia antinaturalistica; la crescita del filone pragmatico-contestualista che mira a dissolvere la semantica nella pragmatica; il progressivo abbandono del funzionalismo non riduzionista in filosofia della mente a favore di altre forme di funzionalismo o di versioni non materialistiche di naturalismo.


Guido Bonino

 

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