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Le ragioni che indussero nel 1954 Lucien Febvre e Fernand Braudel a pubblicare questo testo di Marc Bloch – osserva, presentandolo, Ugo Tucci – sono valide ancora oggi: qualche pagina, forse, apparirà superata, « ma che alcuni aspetti particolari possano essere messi in discussione non pregiudica la validità dell’opera». Bloch ha saputo cogliere, da quel grande studioso che è stato, i caratteri essenziali delle trasformazioni monetarie, mettendo in rilievo ad esempio, il rovesciamento dei rapporti fra l’Europa e l’Oriente, e la sua visione si allarga a un quadro economico di vasta portata, ribadendo la stretta connessione tra i fatti monetari e i movimenti profondi dell’economia, dei quali essi sono i rivelatori piú sensibili». Senza dubbio, nel lungo arco di tempo qui considerato, il Medioevo è il periodo meglio illuminato, ma le indicazioni di Bloch sono sempre suggestive e pregnanti: come quando pone il problema di che cosa significhi, per l’espansione europea, l’assenza di una produzione dell’oro di qualche consistenza; vi è come l’indicazione di una sfida, raccolta appunto dagli europei, tanto da far avanzare l’ipotesi che «non il possesso dell’oro, ma la sua ricerca» abbia messo in moto «i meccanismi della prosperità». Il lavoro di Bloch è rimasto purtroppo incompiuto, ma – come osserva Braudel – «è sembrato utile e importante permettere a coloro che lo hanno amato di ascoltarlo ancora un istante con la sua vera voce, alla ricerca di problemi a volte a portata di mano, a volte all’orizzonte della ricerca storica».
Le ragioni che indussero nel 1954 Lucien Febvre e Fernand Braudel a pubblicare questo testo di Marc Bloch - osserva, presentandolo, Ugo Tucci - sono valide ancora oggi: qualche pagina, forse, apparirà superata, « ma che alcuni aspetti particolari possano essere messi in discussione non pregiudica la validità dell'opera».Bloch ha saputo cogliere, da quel grande studioso che è stato, i caratteri essenziali delle trasformazioni monetarie, mettendo in rilievo ad esempio, il rovesciamento dei rapporti fra l'Europa e l'Oriente, e la sua visione si allarga a un quadro economico di vasta portata, ribadendo la stretta connessione tra i fatti monetari e i movimenti profondi dell'economia, dei quali essi sono i rivelatori piú sensibili». Senza dubbio, nel lungo arco di tempo qui considerato, il Medioevo è il periodo meglio illuminato, ma le indicazioni di Bloch sono sempre suggestive e pregnanti: come quando pone il problema di che cosa significhi, per l'espansione europea, l'assenza di una produzione dell'oro di qualche consistenza; vi è come l'indicazione di una sfida, raccolta appunto dagli europei, tanto da far avanzare l'ipotesi che «non il possesso dell'oro, ma la sua ricerca» abbia messo in moto «i meccanismi della prosperità».Il lavoro di Bloch è rimasto purtroppo incompiuto, ma - come osserva Braudel - «è sembrato utile e importante permettere a coloro che lo hanno amato di ascoltarlo ancora un istante con la sua vera voce, alla ricerca di problemi a volte a portata di mano, a volte all'orizzonte della ricerca storica».
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