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Anno edizione: 2022
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In questo volume Limes riavvolge la pellicola della storia per concentrarsi sulla figura dell'uomo che sta sfidando l'equilibrio di potenza americano in Europa: il presidente della federazione russa Vladimir Vladimirovich Putin. Ne ripercorre la biografia ed il ventennio di potere per spiegare meglio la complessità dello scenario attuale, in cui l'equilibrio del terrore che ha garantito la deterrenza è andato in frantumi il 24 febbraio scorso. Per capire l'oggi, in cui anche l'ultimo tabù nucleare è caduto, occorre rispolverare le lezioni di ieri, confrontando le visioni ed i desideri contrastanti dei molteplici attori in capo, e scoprendo nuovi e speculari fronti di tensione. Una lettura imperdibile.
«Strategia [che] ha consentito [a Putin] di inanellare una serie di successi: strappare la Transnistria alla Moldova, amputare la Georgia dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale, affogare nel sangue il tentativo secessionista ceceno e la voglia d'indipendenza di altre repubbliche del Caucaso, annettere la Crimea con decisione unilaterale e aizzare contro Kiev la rivolta del Donbas. [...] Parallelamente è però cresciuta la diffidenza dell'Occidente e di tutti gli Stati confinanti con la Russia nei riguardi di Putin, anche perché il suo modo di procedere ricorda molto quello adottato da Hitler dal 1936 in poi: sferrare un colpo dopo l'altro giustificandolo con la protezione di minoranze nazionali oppresse - o che rischiano di esserlo - e confidando nell'altrui ritrosia a usare la forza, specie in campo democratico». In queste righe, estrapolate dall'intervento del Generale Giuseppe Cucchi intitolato "Il deserto degli yes men al Cremlino" pubblicato a pag. 93 del fascicolo 4/2022 della rivista di geopolitica Limes, viene riassunto in maniera esemplare il motivo per cui i Paesi Nato, Ue, G7 (e relativi alleati), disillusi dall'ipotesi di un presidente della Federazione russa in grado di contenere la sua personale offensiva contro l'Occidente, si sono risolti, in maniera sofferta, ma decisa, per l'opzione – pericolosa sul breve, ma potenzialmente più redditizia sul medio-lungo periodo – del sostegno alla difesa ucraina. Con il solito piglio scientifico la rivista diretta da Caracciolo si concentra per il terzo mese consecutivo sull’invasione russa, suddividendo il tomo in parola, anche qui come di consueto, in tre parti. La prima è dedicata in maniera perspicua alla figura del dittatore di San Pietroburgo; la seconda s’incentra sulle dinamiche del conflitto, sulle sue motivazioni storiche e sui potenziali scenari futuri come percepiti nel fronte occidentale; la terza, infine, prova a valutare l’impatto della guerra sulle politiche di Pechino, Delhi, P'yŏngyang e Seoul.
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