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Renfield nel "Dracula" di Bram Stoker è un carattere "minore", eppure emblematico ed inquietante. E' un'avanguardia del Male, un "apripista" della venuta del Conte Dracula in Inghilterra. Ricoverato - a causa delle sue stranezze - nel manicomio di Carfax, diretto da John Seward, i "compagni" del manipolo di avversari del capostipite di tutti i vampiri letterari, lo attenzionano presto, comprendendo che le sue visioni e la sua incoercibile tendenza alla zoofagia, non sono semplicemente espressione d'una psicopatologia delirante, ma segnali dell'arrivo imminente dell'oscuro signore a cui s'è convertito. Poi, precocemente, Renfield esce di scena, quando Dracula s'installa, con il sue corredo di casse di legno piene di terra transilvana, all'interno delle rovine dell'antica abbazia diruta, situata proprio accanto al manicomio. Renfield è un discepolo che, abbagliato dalle promesse di immortallità che Dracula gli ha fatto, si è convertito al suo Verbo. Alle promesse che gli sono state fatte non seguirà nulla: gli toccherà morire, non senza che prima Van Helsing e i suoi collaboratori abbiano compreso il suo ruolo. Il libro di Renfield ci racconta tutto quello che "Dracula" non ci dice su di lui. Anzi, propone un paradossale rovesciamento di prospettiva: la "vera" storia è quella raccontata ora frutto della trascrizione fedele dei diari di Seward e delle registrazioni scritte predisposte dagli altri protagonisti della storia che si erano affidati a Bram Stoker per avere un racconto educolrato e fruibile al grande pubblico, espungendo tutti quei dettagli che avrebbero potuto ingenerare allarme e, soprattutto, relegando la storia ad un ambito fantastico e di fiction. L'opera di Lucas appare, a tutti gli effetti, come uno "pseudo-biblion": a distanza di quasi 40 anni, John Seward, si decide a trascrivere tutti i suoi appunti (alcuni dei quali registrati con dittafono) e a prepararli per la stampa. A questo provvederà il suo bis-nipote, Martin Seward, dopo l'11 settembe.
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