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Davvero si rimane impressionati come il Cardinale Ravasi analizza questi tre capitoli mettendone in evidenza tutto il sapore esegetico-teologico e tutto lo scrupolo filologico. Evidenzia che nel cap.1 erompe la tradizione sacerdotale del V secolo A.C. che ha una visione più ottimistica dell'uomo, perché si tratta di riacquistare la propria identità religiosa perduta dopo la catastrofe di Gerusalemme e l'esilio in Babilonia. Nel C1 è presente tutta la creazione in 6 giorni. E l'uomo è creato dalla terra vivificato nell'alito di Dio proprio nel 6° giorno, il numero più esecrabile, che ci riporta al 666. Ma Dio entra nel 7° giorno quasi come a sottolineare che anche l'uomo, se fa un buon uso della propria libertà, è costitutivamente aperto al, e si completa nel, 7° giorno. In effetti l'uomo è sì un confinato, ma aperto alla trascendenza. Il 2° e il 3° capitolo fanno parte della tradizione jahvista fiorita nel X sec. A. C. all'epoca di Salomone, in cui l'identità religiosa è stata conquistata a caro prezzo, con alti e bassi, è si è consapevoli di quanto male sia capace l'uomo se decide di abbandonare Dio. Qui la creazione inizia dall'uomo. Chi é Adamo? E' l'umanità in ciascuno di noi, siamo tutti Adamo, liberi di poter non peccare. Ma questa libertà rischia sempre di degradarsi nel malus-melo, nel voler conoscere/amare oltre le nostre possibilità fino a voler fare a meno di Dio. Da questa caduta irreparabile provengono tutti i misfatti, fino al diluvio. Ma dopo Noè l'umanità continua a peccare fino alla torre di Babele, con tutti gli imperialismi uniformanti presenti ancora e soprattutto oggi. In questo primo libro, ben dettagliato, non mancano i rifermenti ad altri miti orientali, ma ciò che contraddistingue quello biblico è che l'uomo è stato donato nella sua libertà, nella triplice relazione con Dio, la Natura e la Donna. Solo nel rapporto sessuale tra l'uomo e la donna in vista della generazione della stessa carne si ha l'immagine e la somiglianza di Dio. Ottimo.
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