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Anno edizione: 2014
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Un libro immaginario, plurimo e postumo, scritto da un uomo senza identità che era decine di altri uomini (e una donna), ognuno con una spiccata personalità, biografia, quadro astrale, produzione letteraria. L'opera che ci svela tutto ciò che Pessoa avrebbe voluto essere, e non essere.
L'unica grande opera narrativa che Pessoa ci abbia lasciato, il suo capolavoro, in realtà non esiste. Carte sparse, ritagli, appunti di tutta una vita pensati per un «libro a venire», pubblicato solo molto dopo la morte dell'autore, grazie a editori e curatori che hanno scelto e organizzato i materiali secondo il loro gusto. Questa edizione critica ricostruisce fedelmente il corpus piú completo del «non libro», disponendo in ordine cronologico le oltre quattrocento brevi prose che lo compongono. Un'occasione per leggere il Libro dell'inquietudine nella sua piú probabile elaborazione d'autore, e riscoprire un'opera senza pari nella letteratura del Novecento.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Credo che con l'eteronimo di Bernardo Soares, protagonista di questo libro, sia illuminante rileggere Fernando Pessoa. Se è vero che il poeta è un fingitore, un uomo capace di interrogarsi sulla realtà del mondo circostante attraverso immagini, personaggi e figure ideate e congegnate ad hoc, egli ce ne fornisce la prova maggiore con questo lavoro. Quasi servisse un contabile, un magazziniere a catalogare pensieri, idee e riflessioni, così Fernando Pessoa tenta di risolvere e di ragionare sulle inquietudini dell'essere umano. Lavoro imperdibile, da acquistare e rileggere come fosse una cura per l'anima e per lo spirito
Fernando Pessoa formula - con l'eteronimo di Bernardo Soares - una sorta di Zibaldone. Soares è un contabile, egli calcola e osserva il mondo esterno coi suoi eventi, ma lo fa da una particolare finestra a doppia mandata. Da quella finestra sul mondo esteriore, Bernardo il contabile appunta anche i vari intrighi del suo personale percorso di vita interiore. Annota le sue riflessioni e procede alla scoperta di un po' di verità, cercando di attraversare un cammino in grado di superare l'ostacolo dell'inquietudine umana.
Il libro dell'inquietudine è il diario di Bernardo Soares, un contabile della Lisbona degli anni Trenta. L'autore del diario, che altro non è che un eteronimo di Fernando Pessoa, trascorre il suo tempo tra lo sterile lavoro, il sogno e la scrittura quasi maniacale delle pagine asfittiche, ostiche, soffocanti che compongono questo romanzo. Bernardo Soares non è un sognatore, quale l'idea romantica potrebbe suggerire. Infatti, il sogno di cui parla il contabile è l'unica esperienza reale di vita che gli sia permessa. Per Soares la vita è una complessa, e a volte insensata, oscillazione tra l'inazione e la mancanza di consapevolezza. Solo il sogno dà la vera prova dell'esistenza: «omnia fui, nihil expedit». Il diario si contorce, come viscere in preda a degli spasmi. Tra le pagine di pioggia e le pagine del caldo umido e asfissiante si insinuano profondamente le riflessioni sull'esistenza e sull'umanità, le massime sulla religione e sul secolo. Quella di Soares è una filosofia pratica, che si fa forte dell'esperienza non vissuta. Soares (o Pessoa?) scioglie momento per momento la sua esistenza - il diario risale agli ultimi anni di vita dello scrittore - la analizza con lo stesso metodo con cui si osserva la vita intorno, alla quale sembrerebbe totale il disinteresse, ma che tuttavia l'autore descrive con incredibile partecipazione interiore: ogni cosa investe in pieno i sensi di Soares. Ogni suono ogni colore, ogni odore: «nulla è fuori di lui...», verrebbe da dire... La costante di questo libro è la peregrinazione angosciosa, tra la meditazione, i sogni e il tedio. Difficile è però ripercorrere le pagine di questo libro, cercando di seguire una sua logica interna. Questo libro ha troppe facce: l'autore ne ha disegnate troppe; il lettore troppe ne può scorgere, accogliere o decidere di ignorare.
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