Il Libro in questione ("dove si descrivano molte operazioni de secreti della Natura manipulazioni di metalli oglii balsami quinte essenze et il modo per potere operare li vegetabili con sperimenti") è una raccolta curiosa, da un manoscritto settecentesco conservato all'Aja, di ricette medico-alchemiche di svariate virtù, in italiano e con parti in latino; e, a giudicare dalla bassa qualità linguistica e dalla disomogeneità dei testi contenuti, il redattore poteva essere un semplice aiutante dell'erudito Borri cui vengono attribuiti (avesse o meno costui dato il consenso alla divulgazione). I curatori, già editori di varie opere esoteriche, presentano qui una ricca selezione delle ricette del Libro, trascurando le più comuni all'epoca: e indubbiamente la lettura è suggestiva anche per i non cultori della materia, tra "ogli" di luna, di "solfo bellissimo", di "tartaro" o "cane rosso", "bianchimenti di metalli", "Purga di Venere", "stagno in luna", "acqua di Saturno", "quinte essenze" e altri composti dai nomi pittoreschi, ma soprattutto latori ci viene detto di mirabolanti risultati medici. Tuttavia un interesse più generale offerto dall'opera riguarda il titolare di tanta sapienza ermetica, quel Giuseppe Francesco Borri milanese dall'avventurosissima vita, cui è dedicato l'ampio saggio introduttivo: un personaggio prismatico di cui proprio le tortuose vicende renderanno difficile decrittare il profilo, e visto di volta in volta come "eresiarca per la Chiesa, medico miracoloso pei malati, veggente e ispirato per i suoi discepoli, mago pel popolo, fanatico schietto od audace o parabolano pieno d'ingegno e di sapere per gli scettici e gli eruditi", come sintetizzava nel 1907 Decio Calvari. Tale insomma da colpire l'immaginario con le sue incredibili peregrinazioni, i contatti con il cenacolo di Cristina di Svezia, la cattura da parte dell'Inquisizione, e la prigionia ammorbidita grazie al successo della guarigione dell'ambasciatore di Francia; tanto che, detenuto a Castel Sant'Angelo, Borri disponeva di un alloggetto con laboratorio. La precedente biografia di Borri, Il medico ciarlatano di Giorgio Cosmacini (Laterza, 1998), evocava fin dal titolo una delle possibili chiavi interpretative del personaggio, figura ambigua di un ambiguo momento della cultura europea, tra rivoluzione scientifica e civiltà barocca; mentre su un fronte diverso e con maggiori simpatie per l'orizzonte ermetico, Boella e Galli ne mettono in luce la tormentata personalità e le crisi mistiche, gli scambi di stima con eruditi dell'epoca (di cui offrono corposa e suggestiva documentazione), i successi medici e il più generale rapporto con l'esoterismo. Franco Pezzini
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