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L'espressione "grande ed appassionante saga familiare" è un po' abusata... ma si addice pefettamente a questo "Libro dei padri"!
Splendida e corposa storia familiare che si svolge dal 1700 ad oggi, attraverso la voce dei figli maschi primogeniti della famiglia Csillag ( Sternovzsky-Stern) i quali posseggono il dono divinatorio di rivedere il passato attraverso le azioni dei proprio avi e, a volte, il futuro, senza però riuscire\ad interpretare nè influenzare. Lo sfondo storico è quello del'Europa centrale con vicende turbolente che travolgono i protagonisti, mentre la narrazione è ricchissima, con decine di personaggi e con un linguaggio che si evolve con l'epoca che sta trattando fino a diventare moderno e "banale" nell'ultima parte, quasi a voler sottolineare quest'età forse un pò superficiale. Un libro da leggere tutto d'un fiato e che alla fine lasci con un pò di rammarico e con la domanda: ...e adesso che leggo?
Cornelius non si chiama Csiliag - è la figlia di Cornelius che sposa uno Csiliag.......io lo ho trovato splendido.....lo consiglio vivamente
Recensioni
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In questo romanzo Miklós Vámos insegue l'epica quotidiana di una famiglia ebrea ungherese dal 1700 a oggi attraverso un vasto catalogo di lutti amori e tradimenti adeguatamente alternati alla storia spesso tragica dell'Ungheria: un paese che ha conosciuto i pogrom antisemiti nell'Ottocento le lotte per l'indipendenza l'invasione nazista i campi di sterminio i carri armati sovietici e il socialismo reale fino ai giorni nostri certo più sereni ma non facili. Tre secoli di storia dodici generazioni per dodici racconti con dodici protagonisti ciascuno a rappresentare un segno zodiacale (a testimoniare l'ambizione per l'opera mondo che restituisca tutto un popolo una nazione): ogni personaggio è catturato in un particolare momento in cui il tema della paternità o della trasmissione della tradizione diviene centrale. Non manca il tocco magico: i primogeniti della famiglia posseggono il dono in particolari condizioni di accedere a una mistica visione che li mette in contatto con gli antenati e permette loro di sbirciare pure il futuro. Una specie di Cent'anni di solitudine all'ungherese: l'ispirazione è il realismo magico sudamericano adattato in una poco gustosa salsa magiara. Da una parte l'elemento fantastico è piuttosto meccanico e artificioso dall'altra il côté storico rimane sullo sfondo abbozzato quando non pretestuoso. Nonostante il tema una storia di famiglia nell'Europa dell'est siamo molto lontani da Harmonia caelestis di Péter Esterházy: con Vámos il tutto è molto più pop accessibile e con meno pretese. Piacerà agli amanti dei drammoni storici con tanti personaggi e traboccante pathos ma neanche loro saranno totalmente al sicuro dal rischio di una repentina noia.
Francesco Guglieri
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