Nasce nel 1778 a Zante (Zacinto), allora isola greca in possesso di Venezia, nel mar Ionio.
Dopo la morte del padre medico, discendente di antica famiglia veneziana, si stabilisce a Venezia con la madre (di origine greca) nel 1792, dove vive in povertà e svolge studi irregolari. Nonostante questo riesce a frequentare i salotti culturali della città: qui conosce Ippolito Pindemonte, Melchiorre Cesarotti e Saverio Bettinelli, intellettuali attenti ai nuovi fermenti europei.
In politica si proclama subito rivoluzionario e giacobino. A 19 anni compone e rappresenta con grande successo il Tieste, la sua prima tragedia di contenuto democratico dedicata a Vittorio Alfieri. All'oligarchia veneziana, ovviamente, l’opera non piace e il giovane Foscolo si ritira sui Colli Euganei per sfuggire ai controlli della polizia.
Nel 1797, deluso dal trattato di Campoformio, si trasferisce a Milano, dove conosce Giuseppe Parini e diviene amico di Vincenzo Monti. S'intensifica qui l'attività sia politica (1797-99), in senso ormai meno giacobino e più italiano; che l'attività militare (dal 1799). Combatte contro gli Austro-Russi, partecipa alla difesa di Genova assediata, dove viene ferito (1800); dal 1804 al 1806, in Francia, diventa ufficiale della divisione italiana che avrebbe dovuto partecipare all'invasione dell'Inghilterra progettata da Napoleone.
Ma questo non impedisce a Ugo Foscolo di avere una complessa vita sentimentale: s'innamora negli anni di Teresa Pikler, moglie dell’amico Vincenzo Monti; di Isabella Roncioni, Antonietta Fagnani Arese (l'‹‹amica risanata›› dell'ode famosa), l'inglese Fanny Emerytt (dalla quale ha una figlia: Floriana), Marzia Martinengo, Maddalena Bignami, Quirina Mocenni Magiotti (la "donna gentile"), che lo conforta e soccorre durante il suo esilio. Sin dalla giovinezza, il lavoro da lui svolto di critico, erudito, pubblicista politico e poeta è molto fervido.
Risalgono infatti a questi anni il commento dottissimo Chioma di Berenice (1803), l'edizione delle Opere di Raimondo Montecuccoli (1807-08), le Ultime lettere di Jacopo Ortis (1798-1802), la raccolta in volume delle odi All'amica risanata (1803) e la pubblicazione in 12 sonetti dei Sepolcri (1807) dedicati a Luigia Pallavicini caduta da cavallo.
Il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis, a cui lo scrittore affida la testimonianza di una precisa delusione storica e esistenziale, e su cui torna ripetutamente nel corso di un ventennio; costituisce, con la sua vena diffusamente autobiografica, il banco di prova decisivo del personaggio Foscolo. È dunque preferibile cercare nei dodici sonetti e nelle due celebri odi la conferma di come lo scrittore volesse rappresentare non sé stesso, ma la figura del poeta: «per il Foscolo … lo stile era la manifestazione della sostanza stessa dello scrittore, nella sua umana e intellettuale storicità, di cui la … lingua era intimamente improntata». La lingua è il dato storico di riferimento; lo stile una conquista con cui lo scrittore esprime sé stesso e il suo tempo. Così, nei Sepolcri la forma del carme come ‘epistola’ e l’argomento trattato, di urgente attualità, conferiscono al dettato, difficile e oscuro, un «tono colloquiale» che lo riscatta da qualsiasi gusto antiquario. Foscolo riproduce quei contrappunti tra passato e presente, tra antico e moderno, in un chiaroscuro finalizzato all’armonia.
La fortuna del poeta nella letteratura successiva non può essere disgiunta dai sentimenti di adesione e di avversione suscitati dalla sua esperienza politica e culturale.
Lo stesso Leopardi intuisce la portata innovativa dell’opera foscoliana e la necessità di attraversarla, linguisticamente e concettualmente, per approdare a nuove soluzioni espressive.
Alla caduta di Napoleone Ugo Foscolo lascia per sempre l’Italia, stabilendosi dapprima in Svizzera e poi a Londra (1816), dove vive gli ultimi anni della propria vita in gravi ristrettezze economiche e dove muore nel 1827.