(Camden, Ohio, 1876 - Colón, Panamá, 1941) scrittore statunitense. Il luogo mitico della sua immaginazione fu Clyde nell’Ohio, dove visse gli anni formativi nell’esercizio precoce di vari mestieri, tra i ricordi, ancora vivi, della frontiera, fino alla prima delle sue fughe, che lo portò a Cuba, nel tentativo di partecipare alla guerra ispano-americana. Sposato, direttore di una fabbrica di vernici, un giorno abbandonò d’improvviso famiglia e lavoro per seguire la vocazione di scrittore, dapprima a Chicago, dove conobbe Lee Masters, Sandburg, Dreiser, poi a New York e a Parigi, dove incontrò Gertrude Stein. Dopo il primo romanzo, Il figlio di Windy McPherson (Windy McPherson’s son, 1916), basato su materiale autobiografico, A. raggiunse la fama con la raccolta dei Racconti dell’Ohio (Winesburg, Ohio, 1919), nei quali analizzò le angosce, la solitudine e i desideri repressi degli abitanti di una piccola città modellata sulla Clyde della sua giovinezza. Nelle opere successive tornano gli stessi temi: il disadattamento, lo smarrimento dell’individuo in una società sempre più meccanizzata. In Povero bianco (Poor white, 1920), per esempio, l’analisi delle sofferenze di un inventore solitario s’intreccia alle vicende di una città che si corrompe col progredire dell’industrializzazione; in Riso nero (Dark laughter, 1925) la disinibita cultura afro-americana è contrapposta alla sterile civiltà bianca. Con la franca esposizione delle frustrazioni sessuali e delle aberrazioni di molti suoi personaggi e, ancor più, con la creazione di una mitica provincia americana, abitata da giovani ribelli, da sognatori, da «diversi», in fuga dalla storia, A. ebbe un’influenza di rilievo su alcuni scrittori a lui contemporanei come Hemingway e Faulkner, e con il suo stile deliberatamente semplificato, fondato sull’uso del «colloquiale» e su riprese «musicali», secondo la lezione di Mark Twain e di Gertrude Stein, offrì una nuova gamma di possibilità espressive alla narrativa imperniata sullo studio della vita americana.