(Monterotondo, Grosseto, 1843 - Empoli 1921) scrittore italiano. Figlio di un medico condotto, fu aiuto ingegnere presso il comune di Firenze e più tardi ispettore scolastico, due professioni che gli consentirono di percorrere in lungo e in largo la campagna toscana. Esordì con Cento sonetti in vernacolo pisano (pubblicati nel 1872 con l’anagramma Neri Tanfucio), cui seguirono Cinquanta nuovi sonetti (1881): sono per lo più brevi dialoghi tra popolani, conditi di battute e modi proverbiali, in cui già affiora quella fresca vena bozzettistica che troverà più compiuta espressione in due popolari raccolte di novelle, Le veglie di Neri (1884) e All’aria aperta (1887), dove le macchiette, i personaggi bizzarri, divertenti o patetici, sono ambientati in un paesaggio arioso ed essenziale, che ricorda quello dei contemporanei pittori macchiaioli. Poco aggiungono le altre opere, tra cui il reportage giornalistico Napoli a occhio nudo (1878) e i volumi di ricordi Acqua passata e Foglie al vento, usciti ambedue postumi nel 1921.