(Csatád, Ungheria, 1802 - Oberdöbling, Vienna, 1850) poeta austriaco. A Vienna studiò filosofia e diritto, poi medicina. Trasferitosi a Stoccarda, frequentò gli artisti della scuola romantica sveva. Nel 1832 partì per la Pennsylvania, dove intendeva dedicarsi all’agricoltura, ma tornò presto a Vienna. Un amore infelice per Sophie von Löwenthal, che gli ispirò alcune poesie, acuì la sua crisi spirituale. Nel 1844 si manifestarono in lui i primi segni di pazzia; morì in manicomio. La sua lirica (Poesie, Gedichte, 1832; Nuove poesie, Neuere Gedichte, 1838) evoca paesaggi di struggente malinconia, in uno stile volutamente sommesso, quasi monotono. I racconti in versi, costruiti attorno a temi più ambiziosi, testimoniano un’adesione alla moda letteraria del tempo (Faust, 1836; Savonarola, 1837; Gli Albigesi, Die Albigenser, 1842; e l’incompiuto Don Giovanni, Don Juan, 1851). A lungo esaltato come esponente per eccellenza dello spirito romantico, L. ha acquistato nuova attualità alla luce di un’interpretazione che dà rilievo alla sua vena nichilista. Animata da un profondo senso della natura, sulla quale si riversa un cupo pessimismo, la sua opera cerca un contrappeso di vitalità nell’abbondanza delle immagini e nell’eloquenza sentimentale.