Michele Prisco nasce a Torre Annunziata da Anna e Salvatore Prisco, in un ambiente borghese e provinciale che tanto segnerà i suoi romanzi successivi. Si laurea in Giurisprudenza e supera brillantemente l'esame per diventare Procuratore legale; eppure, preferisce la carriera di scrittore e giornalista.
Si dedica con passione alla letteratura, pubblicando il suo primo racconto nel 1942: si intitola Gli Alianti e appare nell'inserto La Lettura de «Il Corriere della Sera». Inizia altresì una fruttuosa collaborazione con «La Gazzetta del Popolo» di Torino, collaborazione che s'interrompe presto in seguito alla chiamata alle armi che tocca il giovane Prisco. Al fronte, saranno suoi commilitono gli scrittori Gino Montesanto e Mario Pomilio, nonché il pittore Enrico Accatino. Non è difficile immaginare che il suo percorso di formazione sia continuato anche durante le fredde notti in trincea.
Al termine del conflitto riprende sia l'attività giornalistica, collaborando a varie riviste e quotidiani; sia l'attività di scrittore: del 1949 è il suo primo libro La provincia addormentata; grazie al quale vincerà il Premio Strega come opera prima. L'anno successivo è la volta di Gli eredi del vento, che vince il Premio Venezia per la sezione inediti.
Nel 1951 Michele Prisco si sposa con Sara Buonuomo e la giovane coppia si trasferisce a Napoli, città amatissima dallo scrittore, e nella quale resterà fino alla morte. La città partenopea è anche il luogo in cui, negli anni '60, con Mario Pomilio, Domenico Rea, Luigi Incoronato, Gianfranco Venè e Leone Pacini Savoj, sarà tra gli animatori della rivista letteraria «Le ragioni narrative», diventandone poi il direttore. Lavora anche come critico cinematografico e letterario, e per un decennio ricoprirà la carica di vice segretario del Sindacato Nazionale Scrittori.
Grande conoscitore della borghesia napoletana - nei suoi libri sarà fine osservatore di debolezze e limite della sua classe sociale - , è stato scrittore prolifico e molto apprezzato da pubblico e critica, che ne amano subito lo stile ricco e pastoso. Tra i suoi scritti più importanti, quasi tutti pubblicati con Rizzoli, ricordiamo Figli difficili (1954), Fuochi a mare (1957), La dama di piazza (1961, con cui vince il premio Napoli), Punto franco (1965), Una spirale di nebbia (1966, trasposto in TV e vincitore del premio Strega), I cieli della sera (1970, vincitore del premio Napoli), Gli ermellini neri (1975), Il colore del cristallo (1977), Le parole del silenzio (1981, con cui vince il premio Mediterraneo), Lo specchio cieco (1984, con cui vince il premio letterario Giovanni Verga, il premio Hemingway e il premio Fiuggi, una vita per la cultura), I giorni della conchiglia (1989, vincitore del premio Sirmione Catullo e del premio Rosone d’oro Pescara), Terre basse (1992, premio Sila, premio Il Pane - Castiglione del Lago, premio Boccaccio, premio Frontino - Montefeltro, premio Selezione - Penne), Il cuore della vita (1995), Il pellicano di pietra (1996, con cui vince il premio Fregene, il premio Selezione Campiello, il premio Viadana, il premio Rhegium Julii, il premio Gioi Cilento e infine il premio Pirandello), Gli altri (1999) e infine La pietra bianca. Quattro racconti inediti (2003). Michele Prisco ci lascia il 19 novembre 2003, in quella stessa città da lui così amorevolmente descritta nei suoi numerosi libri: Napoli.