Marco Moschini è professore associato di Filosofia teoretica presso l’Università di Perugia. La sua attività di ricerca – consegnata in diversi scritti – si è concentrata su temi dell’ontologia e sullo studio dei concetti di dialettica, di principio e d’idea in autori come Cusano, e correnti di pensiero quali l’idealismo, l’idealismo italiano e l’ontologismo critico. Marco Moschini, Il pensare dialettico Il pensare dialettico trova il punto di arrivo e il suo contenuto nella consapevolezza che nel pensare si pensa la conciliazione dell’opposto, il suo inveramento nel suo fondamento, come momento del suo stesso sviluppo. Così soggetto e oggetto della conoscenza non sono in relazione univoca ma bensì l’uno acquista senso e valore dall’altro e al contempo questa esperienza si dà in una dimensione diversa e altra da quella meramente formale della “piccola logica” che fu inaugurata nell’Organon aristotelico. In effetti l’oggetto nella dimensione conoscitiva non può che mostrarsi come l’elemento che accredita la verità del soggetto che lo conosce, ovvero nel processo conoscitivo-logico era inevitabile riconoscere la verità del soggetto che permette all’oggetto stesso di essere detto e descritto: in definitiva conosciuto. L’oggetto di converso invece è per il soggetto la realtà che lo stesso soggetto tende a conoscere, ad esaurire. Il soggetto è essenziale all’oggetto che senza tale relazione non sarebbe e viceversa. Una relazione analoga a quella che si può costatare tra l’essere e il nulla. Giusta la lezione schopenhaueriana: va infatti riconosciuto che soggetto e oggetto sono però riconoscibili reciprocamente solo nel campo mediano della conoscenza stessa. La medietà è data quindi dalla conoscenza stessa. Ecco quindi emergere da questa reciprocità, nel terreno del medio conoscitivo, una ambiguità confrontarsi sulla quale sarà decisivo a fugare timori e utile ad abbracciare decisamente una via speculativa che conduca a una certezza diversa da quella relegata nel dualismo conoscitivo.