Attore francese. Gli studi all’Accademia d’arte drammatica di Parigi gli aprono le porte di un’intensa attività teatrale e cinematografica. Atletico (è stato boxeur in gioventù), con un viso segnato eppure affascinante, «Bebel» (come viene soprannominato) conquista le platee internazionali nel 1960 con il ruolo del nevrotico protagonista di Fino all’ultimo respiro di J.-L. Godard, film manifesto della Nouvelle vague a cui presta la sua dinoccolata baldanza da «simpatica canaglia», e con quello del giovane intellettuale innamorato di S. Loren in La ciociara (1960) di V. De Sica. Negli anni seguenti ripropone personaggi al limite della sfrontatezza: sacerdote votato all’abnegazione e all’apparente insensibilità in Léon Morin, prete (1961) di J.-P. Melville, sergente francese cinico e disgustato dalla guerra nell’antimilitarista Weekend a Zuydcoote (1964) di H. Verneuil, intellettuale che rifiuta la propria vita borghese in Il bandito delle ore undici (1965) di J.-L. Godard. In rari casi accetta parti più intimiste, che sa valorizzare pienamente, come il folle innamorato vittima del fascino di C. Deneuve in La mia droga si chiama Julie (1969) di F. Truffaut. Dopo Borsalino (1970) di J. Deray al fianco di A. Delon, si dedica a personaggi più di routine e alterna cinema e televisione, senza eguagliare il successo degli anni ’60, ma fornendo prove di alto professionismo in film come Il clan dei marsigliesi (1972) di J. Giovanni, Stavisky il grande truffatore (1973) di A. Resnais Professione: poliziotto (1983) di J. Deray.
Del 2019 Belmondo Par Belmondo, un documentario che racconta il percorso dell'attore con gli occhi del figlio, che racconta il padre come in un road movie. Sullo schermo, alla guida di una cabriolet, Paul mostra il celebre padre nelle immagini più famose prese dai suoi innumerevoli personaggi.
Fonte immagine: Quando torna l'inverno, dvd del film del 1962.