(Saluggia, Vercelli, 1846-1928) scrittore italiano. Laureato in legge, si diede al giornalismo e quindi alla politica. Nel 1881 entrò alla Camera, dove fu rieletto più volte sinché, nel 1896, ebbe la nomina a senatore; nel corso della lunga carriera parlamentare le sue posizioni, dapprima di sinistra, si orientarono in senso moderato. La sua vasta e varia produzione di scrittore comprende, da un lato, opere narrative, come i racconti di Figurine (1875), Il male dell’arte. Variazioni sul tema (1876), Madonna di fuoco e Madonna di neve (1888); dall’altro, reportages giornalistici, tra cui A Vienna, gita con il lapis (1874), Un viaggio a Roma senza vedere il papa (1880), Roma borghese (1882). Il meglio di queste prose (di matrice bozzettistica) è da ravvisare in un uso della lingua estroso e antimanzoniano, paragonabile agli esperimenti di un C. Dossi. F. mescola infatti vocaboli aulici e dialettali, tecnicismi e latinismi, imprimendo a questo convulso impasto linguistico una notevole carica deformante, che ingigantisce cose e persone attraverso un gioco intrecciato (specie in Figurine) di idillio e di ironia.