(Toledo 1503 - Nizza 1536) poeta spagnolo. Di famiglia nobile, a diciannove anni entrò al servizio di Carlo V, al cui fianco combatté contro i comuneros; nel 1522 partecipò alla spedizione per la difesa di Rodi e alla campagna di Navarra contro i francesi. Nel 1529 V. si recò in Italia al seguito di Carlo V, ma questi lo mandò esule in un’isola del Danubio per aver contestato le sue volontà. Ottenuto il perdono, si recò a Napoli. Partecipò alla spedizione contro Tunisi (1535). Fu ucciso a soli trentatré anni mentre guidava un assalto in Provenza. Alla sua morte, le poesie di G. de la V. furono affidate a J. Boscán perché le preparasse per la stampa; l’opera fu conclusa dalla vedova di Boscán nel 1543.La produzione di G. de la V. non è copiosa (1 epistola, 2 elegie, 3 egloghe, 5 canzoni e 38 sonetti), ma è sufficiente a fare di lui il primo grande poeta che abbia avuto la Spagna: il più imitato, seguito e commentato, e anche quello che ha saputo, prima e più di ogni altro, inventare, sull’esempio di F. Petrarca e della lirica italiana del rinascimento, una lingua poetica nuova con strumenti e motivi classici o consolidati dalla tradizione. Soprattutto nelle tre egloghe (la prima, velatamente autobiografica, forse il suo capolavoro, sul lamento di Salicio per il rifiuto di Galatea e sul dolore di Nemoroso per la morte di Elisa; la seconda sugli amori di Camila e Albanio; la terza sul paesaggio del Tago, sotto le cui acque le ninfe tessono splendidi arazzi con le storie di Dafne e Apollo, di Venere e Adone e con la morte di Elisa) la natura appare stilizzata, armoniosa, rarefatta perché serve da scenario ai sentimenti e, pur essendo ancora, sulla linea rinascimentale, archetipo di ogni perfezione, viene espressa con delicata attenzione ai suoi aspetti concreti. La melanconia che pervade i versi di G. de la V. testimonia l’influenza di Petrarca; ma il poeta spagnolo ha con le cose un rapporto più intenso e sensuale. Perciò il linguaggio di G. de la V. non è più quello artificioso della lirica cortese del XV secolo: suoi caratteri sono un’elegante sobrietà e una limpida chiarezza espressiva, scandite da una soave musicalità. Va ricordato, infine, che G. de la V. incarnò in modo perfetto l’ideale del «cortegiano»: valoroso in guerra, poeta ispirato e dalla intensa vita sentimentale.