(Milano 1851-1901) scrittore italiano. Si laureò in lettere all’Accademia scientifico-letteraria, dove fu poi segretario e professore di stilistica. Ebbe incarichi nell’amministrazione cittadina, in campo assistenziale e filantropico. Nel 1898 fondò e in gran parte redasse una collana di volumetti di educazione popolare, La buona parola. L’attività letteraria di De M. ebbe inizio nel clima della scapigliatura, evidente nel primo, fantasioso romanzo, Due anime in un corpo (1878). Successivamente egli si volse a rappresentare, secondo i modi del realismo, in una prosa dimessa e cordiale, le modeste vicende e gli affanni quotidiani del nuovo ceto che l’unità d’Italia aveva portato alla ribalta: la piccola borghesia cittadina, impiegati, trafficanti, commessi. Capolavoro di De M. è considerato il romanzo Demetrio Pianelli (1890), dove al motivo economico-sociale si aggiunge quello della passione amorosa, che esalta le energie della coscienza ma infine le consuma, lasciando solo la nobiltà sconsolata della rinunzia. A quest’opera si affiancano: Il cappello del prete (1887); Arabella (1892), secondo titolo di un ciclo che, aperto col Demetrio Pianelli, non fu però concluso; Giacomo l’idealista (1897). De M. intese collocarsi sulla linea della grande tradizione lombarda, animata, in Parini come in Manzoni, da un forte senso delle responsabilità civili e morali dello scrittore. Ma dalla sua opera traspare l’inquieto presentimento di crisi riconoscibile in tutta la migliore narrativa dell’epoca umbertina, anzitutto quella verista.