Dezso Kosztolányi de Nemeskosztolány stato un romanziere, novellista, poeta, giornalista, traduttore e saggista ungherese. Kosztolányi è ritenuto da autori come Milan Kundera e Péter Esterházy un maestro assoluto della prosa moderna. Già Thomas Mann, nella lettera-prefazione al suo primo romanzo, scrisse che l’opera di Kosztolányi non era un semplice prodotto della letteratura ungherese, ma apparteneva alla cultura universale. La sua carriera ha inizio come poeta nel 1907, ma è nel 1910 che Kosztolányi s’impone, con Endre Ady e Mihály Babits, come uno dei poeti più letti e popolari del suo paese. Nel 1908, anno in cui pubblica la sua prima raccolta di novelle Boszorkányos esték (Sere stregate), nasce la rivista modernista Nyugat (Occidente), di cui diventerà ben presto uno dei principali collaboratori. Negli anni Venti raggiunge il massimo della notorietà con la pubblicazione tra il 1922 e il 1926 di quattro romanzi: A véres költo (Nerone, Castelvecchi 2014 e Elliot 2016), Pacsirta (Allodola, Sellerio 2000), Aranysárkány (L’aquilone d’oro), Édes Anna (Anna Édes, traduzione di I. Stux e F. Radelli, Milano 1937, ora Anfora 2018). Tra il 1928 e il 1936, cerca altre forme. Da una parte riprenderà elementi del romanzo picaresco dando vita al ciclo di Kornél Esti, pubblicato nel 1933 (in Italia Mimesis 2012); dall’altra concentrerà al massimo la materia narrativa: da qui le sue ultime raccolte di novelle brevi, note, riflessioni diaristiche, molte delle quali pubblicate solo dopo la sua morte.
Fonte immagine: Anfora edizioni