Allievo di Pier Paolo Pasolini nella scuola media di Ciampino dove lo scrittore friulano insegnava lettere – “se non lo avessi incontrato la mia vita sarebbe stata diversa” – da lui ha imparato “la passione e la curiosità per il mondo”; ha successivamente lavorato con lui come aiuto regista per Comizi d’amore, Uccellacci e uccellini e l’episodio Le streghe del film La terra vista dalla Luna.
Amico fraterno di Roberto Benigni, Cerami ha collaborato con l’attore toscano per molti anni e a tanti progetti, arrivando a vincere il Premio Oscar con La vita è bella. “Benigni è un genio fragile, penso che uno dei miei compiti sia proteggerlo”.
Frequentatore di ambienti internazionali, ha sposato in prime nozze la bellissima attrice americana Mimsy Farmer, dalla quale ha avuto la figlia Aisha. Poi si è riavvicinato al mondo delle origini, sposando la cugina di Pasolini, Graziella Chiarcossi, da cui ha avuto il secondo figlio, Matteo.
Se gli chiedevi il nome di qualche amico ti citava Tom Waits “una persona straordinaria”, Nicola Piovani “veramente bravo nel cucinare le minestre”, Paola Caròla, “bellissima donna che ha ispirato Raffaele La Capria nel suo Ferito a morte”, Vincenzo Mollica, Monicelli, Scola, Albanese, Giulio Einaudi… “sono stato io a portare alla casa editrice Paolo Repetti, che era un mio allievo e amico, per fare una collana nuova Stile libero, ndr, giovanile, aperta ai linguaggi moderni”.
Molti dei suoi temi, anche se di riflesso, arrivano dalla lunga esperienza all’estero: «Ho viaggiato tanto dai 27-28 anni fino ai 40 anni quando facevo il “gagman”, scrivevo le gag per il cinema. Sono stato 6-7 mesi in Giappone, sono stato in Messico, ho girato molto e ho avuto la fortuna di vedere alcune cose prima che scomparissero.»
Ma Cerami è anche quello del Borghese piccolo piccolo – tragica satira delle frustrazioni piccolo-borghesi che divenne la sceneggiatura di un film con Alberto Sordi diretto nel 1977 da Mario Monicelli - e di quel meraviglioso libro di racconti-verità intitolato Fattacci in cui si nasconde una narrazione inarrivabile della vicenda romana del canaro: sa costruire la tragicità, il dramma così come il comico. Un uomo aperto e pieno di relazioni, ma anche uno scrittore intimista.
«Bisogna tener presente che i film comici quando si pensano, quando si concepiscono, non sono comici. Le idee non sono comiche. Comico è il risultato di come hai raccontato un fatto.»
Partiamo da La lepre (1997), Amorosa presenza (1978), l’opera in versi Addio Lenin (1981), L’ipocrita (1991), per arrivare fino alle sceneggiature scritte a quattro mani con Benigni e pubblicate da vari editori (Johnny Stecchino, Il mostro, La vita à bella, La tigre e la neve) e infine a L’incontro, La sindrome di Tourette e Vite bugiarde. Del 1996 un testo Einaudi purtroppo introvabile: Consigli a un giovane scrittore.
Con El Desperado di Franco Rossetti inizia nel 1967 la sua carriera di sceneggiatore, proseguita per oltre 40 anni collaborando con registi come Bellocchio, Amelio (“ho fatto tre film con Gianni Amelio, due con Bellocchio”), Monicelli, Scola, Veronesi ma sapendo anche rapportarsi con l’ironia di Albanese o Nuti (per il figlio Matteo scrive la sua ultima sceneggiatura Tutti al mare del 2010). “Con Benigni o Albanese ho un personaggio-maschera, quindi lavoro drammaturgicamente su figure molto particolari e in quel caso si deve assumere uno stile particolare. Ma modifico lo stile in base al materiale che ho a disposizione”. Tra i tanti film ricordiamo un vero capolavoro, la costruzione esemplare di una giornata estiva sul litorale laziale a Ostia di vari personaggi del popolo: Casotto di Sergio Citti (1977), nella sua filmografia accanto a Colpire al cuore di Amelio, Il piccolo diavolo di Benigni, Manuale d’amore di Giovanni Veronesi e tantissimi altri.
Le collaborazioni che non ti aspetti: con Milo Manara per il fumetto Gli occhi di Pandora, quella con Francesco Guccini nel gioco della memoria Storia di altre storie, quella con la disegnatrice Silvia Ziche per i fumetti classici sull’Olimpo.
Osservatore, indagatore della realtà, curioso di scoprire anche i più piccoli particolari della vita delle persone. Tutto questo veniva poi riportato nelle sue sceneggiature e nei suoi libri, perfettamente calibrato con l’estro creativo, di cui certamente non difettava. Ed era molto evidente il suo desiderio di non scollarsi dalla realtà, il non entrare in quella famosa torre d’avorio degli intellettuali, “non sopporto lo scrittore-Vate”.