Poeta e saggista, compì gli studi liceali a Torino, si laureò in legge (1923) e fondò con G. Debenedetti e M. Gromo la rivista «Primo tempo», collaborando anche al «Baretti». Si stabilì poi a Milano. Durante la II guerra mondiale aderì al partito d’azione e militò nella resistenza. Fu rinchiuso nel carcere di San Vittore, e da questa esperienza nacque Aprile a San Vittore, una delle espressioni più intense della poesia partigiana. Formatosi nell’ambiente gobettiano, S. si rivelò, fin dagli esordi, un saggista acuto e originale. Fondamentali i suoi scavi nella letteratura francese, da Il pensiero di Alain (1930) a La salute di Montaigne e altri scritti (1942) a Saggio su Rimbaud (1974) e La luna di Laforgue (1976, premio Viareggio). Non meno incisivi i suoi interventi sulla letteratura italiana, raccolti in Scrittori negli anni (1963, premio Viareggio) e in Studi e nuovi studi leopardiani (1975). Una sensibilità razionalmente governata, cifra inconfondibile del critico, va a caratterizzare anche la sua opera in versi: Fine di stagione (1933), Poesie (1950), Levania e altre poesie (1956), Dal balcone (1968), quattro volumetti ora riuniti in un unico libro di Poesie complete (1974). Lo «sconfinamento nel cosmo» è uno dei grandi interrogativi su cui S. si sofferma, e a questo tema va connesso il suo interesse per la letteratura fantascientifica, di cui ha curato un’antologia insieme con C. Fruttero (Le meraviglie del possibile, 1959). Finissime le versioni poetiche da autori classici e moderni (Quaderno di traduzioni, 1969; Quaderno di traduzioni II, 1977) e le prose morali di Meditazioni sullo scorpione (1972).