Poeta, prosatore, drammaturgo e filosofo indiano di lingua bengalese.
Tutto il lavoro poetico di Tagore fu volto a creare una "nuova India", più moderna e indipendente di quella che Gandhi - negli stessi anni - stava cercando di affrancare dagli inglesi.
Tagore si proponeva di conciliare la cultura occidentale con quella orientale, e da profondo conoscitore della lingua inglese qual era, tradusse lui stesso le sue opere in inglese.
Figlio di un ricco bramino, studiò nel Regno Unito. Nel corso di questo lungo soggiorno, decise di anglicizzare il proprio cognome (originariamente Thakhur).
Tornato in patria, si dedicò all'amministrazione delle sue terre e a coltivare ogni forma d'arte.
In liriche destinate al canto, che egli stesso musicò e tradusse in inglese (Offerta di canto, 1913), in lavori teatrali ricchi d'intermezzi lirici (La vendetta della natura, 1884), in romanzi (Il naufragio, 1906), in novelle, memorie, saggi e nel corso di molte conferenze, Tagore ha affermato il proprio amore per la natura e per Dio, le proprie aspirazioni di fratellanza umana, la propria passione, l'attrattiva della fanciullezza.
Tagore cantò il divino immanente nella natura, richiamandosi alla tradizione filosofico-religiosa dell'India: egli è il poeta del panteismo upanisadico.1
Dalla sua canzone Amar Shonar Bangla è stato tratto l'inno nazionale del Bangladesh.
Esercitò un enorme fascino anche sul mondo occidentale, che lo premiò col Premio Nobel per la letteratura nel 1913. Fu il primo Nobel letterario non occidentale nella storia del premio. Creò una scuola d'arte e di vita, La Visva Bharati University, che portò avanti fino alla fine della sua vita. Tagore è stato tradotto praticamente in tutte le lingue europee risultando forse l'autore di origini bengalesi più noto in Occidente. Le sue opere sono state pure, quasi tutte, tradotte in italiano. Inoltre fece costruire strade, ospedali e anche una scuola, la quale è a tutt'oggi un'università.