(Santa Fiora sull’Amiata, Grosseto, 1842 - Firenze 1921) narratore italiano. Fu segretario di N. Tommaseo a Firenze e poi insegnante in varie città. Esordì col racconto autobiografico e patetico Il mio amico Tristano (1869), cui seguirono alcuni romanzi (Iacopo e Marianna, 1872; La perfidia del caso, 1898) e varie raccolte di novelle, bozzetti, impressioni di viaggio (In provincia, 1884; Di paese in paese, 1895; Figure e paesi d’Italia, 1905; La dama del minuetto, 1910). Ma è ricordato soprattutto per due romanzi d’ambiente senese, L’eredità (1889) e Il mondo di Dolcetta (1895): il primo (attraverso le vicende della famiglia Cesamonti, dilaniata dalla spartizione di un’eredità) dipinge senza concessioni sentimentali il mondo contadino, nei suoi istinti primordiali e feroci; il secondo contrappone invece, un po’ semplicisticamente, la sanità morale della gente di campagna alla corruzione dei costumi cittadini, narrando il tragico amore di una contadina per il figlio del padrone. La prosa di P. è stata avvicinata a quella dei veristi, per la scelta dei soggetti e per la crudezza della rappresentazione; ma l’enfasi di certe tirate umanitarie e l’intrusione frequente di elementi autobiografici la colorano ancora di forti tinte romantiche.