(Milano 1728-97) scrittore, filosofo ed economista italiano. Di nobile famiglia, fu, con il più giovane fratello Alessandro, al centro di quel gruppo di illuministi lombardi che fondarono la Società dei Pugni e la rivista «Il Caffè». Trasse gli elementi fondamentali del suo pensiero filosofico dal sensismo e dall’utilitarismo di Helvétius e di Condillac, studiando il piacere e il dolore come momenti di ogni azione umana (Meditazioni sulla felicità, 1763; Discorso sull’indole del piacere e del dolore, 1773). Si mantenne nell’ambito del sensismo anche in estetica, indicando nei nuclei di sensazioni ed emozioni presenti nell’opera la possibilità di una partecipazione del lettore e quindi il grado di utilità e valore dell’opera stessa. Studioso di problemi economici (fu consigliere del governo austriaco, per il quale elaborò un progetto di riforma fiscale), dall’adesione giovanile alle teorie mercantilistiche passò a posizioni fisiocratiche. Tra i suoi scritti di economia si ricordano il Dialogo sul disordine delle monete nello stato di Milano (1763) e le fondamentali Meditazioni sull’economia politica (1771), in cui chiarì anche le proprie posizioni politiche, favorevoli a una forma di governo di tipo assolutistico. In seguito mutò opinione, ritenendo più confacente alla situazione economica del tempo una monarchia costituzionale. Altre sue opere sono le Osservazioni sulla tortura (1768) e una Storia di Milano (I vol., 1783; il II, incompiuto, fu continuato da P. Custodi e pubblicato nel 1798). Scarso rilievo hanno alcuni scritti satirici, per lo più giovanili, come Il gran Zoroastro (1758-59) e Il mal di milza (1764). Essenziale per la comprensione della sua personalità è il carteggio con il fratello Alessandro.