(Pisino d’Istria, Pola, 1910 - Venezia 1965) scrittore italiano. Compiuti i primi studi a Trieste, si laureò in legge a Milano, dedicandosi poi alla letteratura e al giornalismo. Dal ’29 la fraterna amicizia con U. Saba gli schiuse le porte della cultura mitteleuropea e dell’esperienza psicoanalitica; mentre per la conquista di una prosa asciutta e modernamente allusiva molto contò la collaborazione alla fiorentina «Solaria». Su questa rivista egli esordì nel 1932 con i racconti ancora acerbi ed enfatici I nostri simili. Più sapiente la struttura del successivo romanzo, La rosa rossa (1937), vicenda umbratile di affetti e turbamenti senili. Subito dopo, il mondo inquietante della fanciullezza e della adolescenza, la scoperta dolorosa del sesso, la drammatica iniziazione alla vita degli adulti cominciò a imporsi come il suo predominante tema d’analisi. In quest’ambito la prima prova efficace è il lungo racconto Le trincee (1942), più tardi confluito nel ciclo Gli anni ciechi, al quale appartengono Amor militare (1955; 2ª ediz., col titolo L’amore di Lupo, 1964), L’imperatore nemico e Il cavallo Tripoli (ambedue del 1956), Le redini bianche (postumo, 1967), La corsa di Falco (postumo, 1969). Già nel ’47 era però uscito il romanzo più celebre di Q.G.: L’onda dell’incrociatore, paradigma fiabesco del complesso edipico, i cui tragici sviluppi hanno per scenario l’ambiente equivoco del porto di Trieste, mentre nel successivo libro, La calda vita (1958) - un titolo tratto dalla Nona fuga di Saba -, la consueta storia di ragazzi s’intreccia ambiziosamente alle complesse metamorfosi della borghesia triestina tra il 1910 e il 1939.