Pseudonimo dello scrittore cinese Guan Moye, Premio Nobel per la Letteratura nel 2012.
Mo Yan significa, «colui che non vuole parlare» ed è una sorta di risposta scherzosa alla nonna che lo zittiva sempre.
Fondatore del movimento letterario «Ricerca delle radici», è considerato il più rilevante scrittore cinese contemporaneo.
Dalla sua scrittura evocativa e potente emerge l’anima senza tempo della grande civiltà cinese, impregnata di poesia, di violenza, di sentimenti primigeni.
Mo Yan, originario di Gaomi nella provincia dello Shandong, nasce da una famiglia numerosa di contadini poveri e, dopo aver terminato i cinque anni delle scuole elementari, smette di studiare.
In principio porta al pascolo mucche e pecore e i suoi rapporti con questi animali sono più frequenti di quelli con le persone; prova cosí il gusto della solitudine, ma acquista una profonda conoscenza della natura. Crescendo, unendosi agli adulti partecipa alle attività lavorative della comunità.
A diciotto anni va a lavorare in una manifattura di cotone, e facendo capriole tra le balle si riempie di fili.
Nel febbraio del 1976 abbandona il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell'esercito. Fa il soldato semplice, il caposquadra, l'istruttore, il segretario e lo scrittore.
Nel 1997, congedatosi dall'esercito, inizia a lavorare per un giornale. Nel frattempo si è laureato presso la Facoltà di Letteratura dell'Istituto Artistico dell'Esercito di Liberazione Popolare (1984-1986) e ha ottenuto un Master in Studi letterari e artistici presso l'Università Normale di Pechino (1989-1991). Inizia a pubblicare nel 1981.
Fra le sue numerose opere narrative, Einaudi ha finora pubblicato Sorgo rosso ("grandiosa epopea che, attraverso le vicende e gli amori del bandito Yu Zhan’ao, ritrae a tutto tondo un popolo e la sua terra, sullo sfondo dei grandi eventi storici: dal banditismo degli anni Venti all’occupazione giapponese, fino alle soglie della Rivoluzione culturale"), L'uomo che allevava i gatti (entrambi del 1997), Grande seno, fianchi larghi (2002, censurato in patria per la crudezza), Il supplizio del legno di sandalo (2005, "sconvolgente esplorazione d’ogni forma dell’agonia condotta attraverso un gioco sottile di stili narrativi, reinterpretati dall’opera cinese classica, che lascia vibrare l’accordo dissonante dell’eccesso, teso tra il sublime e il mostruoso") e Le sei reincarnazioni di Ximen Nao.
Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino.
Delle sue undici novelle si ricordano Felicità, Fiocchi di cotone, Esplosioni, Il ravanello trasparente. Tra i racconti, Il cane e l'altalena e Il fiume inaridito, che Einaudi ha pubblicato nella raccolta di racconti L'uomo che allevava i gatti (2008).
Ha anche scritto opere teatrali e sceneggiature cinematografiche come Sorgo rosso, Il sole ha orecchie, Addio mia concubina.
Il film Sorgo rosso (con la regia di Zhang Yìmóu) è stato premiato con l'Orso d'Oro al Festival del Cinema di Berlino. Il film Il sole ha orecchie è stato premiato con l'Orso d'Argento al Festival del Cinema di Berlino.
Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino per la sua intera opera.
Nel 2012 vince il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: "who with hallucinatory realism merges folk tales, history and the contemporary" (con realismo allucinatorio fonde fiabe popolari, storia e contemporaneità). Nel 2019 con Einaudi esce I tredici passi.