Milena Milani, giornalista, scrittrice e artista nasce a Savona per poi trasferirsi a Roma dove frequenta l’Università La Sapienza. Inizia a collaborare con il giornale del Guf, Roma fascista, cui collabora con servizi sull'arte di guerra e sulla gioventù femminile universitaria tedesca. Quando inizia a frequentare un gruppo di intellettuali romani, nel Caffè Aragno, abbandona i rapporti con il fascismo. Con alcuni studenti guidati da Giuseppe Ungaretti e Corrado Alvaro, partecipa all'occupazione di un quotidiano fascista in via del Tritone. Nel 1942 incontra a Roma Filippo Tommaso Marinetti che la nomina "comandante generale di tutte le donne futuriste d'Italia”.
Negli anni Sessanta è protagonista dello scandalo dovuto all’uscita del suo primo romanzo, La ragazza di nome Giulio, edito da Longanesi, che diventa un caso letterario ed editoriale. Apparso nel 1964, il libro è al centro di polemiche e viene presto sequestrato. Milena e Mario Monti, direttore Longanesi, vengono processati e condannati a sei mesi di reclusione per pubblicazione oscena oltraggiante il comune senso del pudore. Successivamente la Milani verrà assolta con formula piena nel processo di appello, anche grazie al sostegno di numerosi intellettuali, come Giuseppe Ungaretti. Pubblica inoltre: Storia di Anna Drei (1947), Uomo e donna (1952), La rossa di via Tadino (1979), Mi sono innamorata a Mosca (1980). La Milani è stata anche pittrice, lavorando dal 1946 al 1963 con Carlo Cardazzo alla Galleria del Naviglio di Milano e partecipando alla corrente artistica dello spazialismo, insieme con Lucio Fontana.
Nel 1988 è stata nominata Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana. Nel 2003 Savona le dedica la Fondazione "Museo d'arte contemporanea Milena Milani" che ospita la collezione personale di arte contemporanea della scrittrice.