Ivan Alekseevic Bunin (Voronež 1870 - Parigi 1953), poeta e romanziere, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1933. Il villaggio (1909) è stato il suo primo romanzo di successo ai quali sono seguiti Valsecca (1911) e numerosi racconti fra cui – considerato il suo capolavoro – Il signore di san Francisco (1915). Abbandonata Mosca, dove viveva, in seguito alla rivoluzione bolscevica, dopo alcuni mesi trascorsi a Costantinopoli, nel 1919 si trasferisce definitivamente a Parigi, dove diventa un rappresentante di spicco della «letteratura dell’emigrazione». Fra le opere di questo periodo, ricordiamo i romanzi L’amore di Mitja (1925), La vita di Arsenev (1930), il racconto lungo L’affare dell’alfiere Elghin, il saggio A proposito di Checov, il reportage della guerra civile a Odessa I giorni terribili. Nel corso dell’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale Bunin, che all’epoca viveva a Grasse, ha nascosto e protetto il pianista ebreo Alexander Lieberman e il letterato russo ebreo Aleksandr Bachrach, come testimoniato successivamente dal Congresso Ebraico Russo che ha proposto Bunin all’attenzione dello Yad Vashem per attribuire allo scrittore il titolo di Giusto tra le Nazioni. Ivan Bunin non tornò mai più in patria, e solo con la destalinizzazione le sue opere del periodo rivoluzionario vennero ripubblicate in Russia a partire dal 1955, due anni dopo la sua morte.