(Portovenere, La Spezia, 1924 - La Spezia 2011) poeta italiano. Ha esordito nel 1953 con Fiorì d’improvviso, cui è seguito L’educazione cattolica (1963). Estraneo alla poetica ermetica, fin dalle prime opere si è riallacciato alla tradizione crepuscolare e, in parte, alla linea dei poeti liguri, con particolare riferimento a Montale. Dopo le raccolte d’esordio, la sua stagione matura si è aperta con La vita in versi (1965), che contiene le poesie scritte negli anni 1957-65, e Autobiologia (1969, premio Viareggio), nelle quali l’io cantato si fa sociale, protagonista di una biografia autoironica, raccontata con tono volutamente medio, senza eccessi né accelerazioni, giocato tra un ritmo narrativo quasi prosaico e improvvisi spunti lirici. Nelle successive raccolte (O Beatrice, 1972; Il male dei creditori, 1977; Il ristorante dei morti, 1981; Lume dei tuoi misteri, 1984; Prove del teatro, 1988) G. ha proseguito il racconto del proprio tempo delineando il ritratto del ceto medio degli anni Sessanta, umile e avvilito. I personaggi vivono in un anonimato che li fa assurgere a emblemi della condizione umana. La quotidianità affiora da un susseguirsi di microeventi, attraverso i quali scoccano fulminee rivelazioni. In questi lampi improvvisi gli oggetti più banali si illuminano di un fascino di gozzaniana memoria e sembrano caricarsi di una luce e un significato nascosti. L’atteggiamento oscilla tra l’amarezza e l’impotenza, da una parte, e l’infinita saggezza di chi conosce la morte e la relatività delle cose, dall’altra. Capace di rinnovare forme classiche e dimostrare una raffinata maestria tecnica nel poema d’amore Salutz (1986), G. ha affinato la ricerca linguistica, ritmica e fonica nelle raccolte più tarde, esplicitandola in un canto che lega insieme sublime e comico, lingua monologante e lingua dialogante: Fortezza, 1990; Quanto spera di campare Giovanni, 1993; Empie stelle, 1996; Eresia della sera, 1999. G. è anche autore di saggi, tra i quali si ricordano La letteratura verso Hiroshima (1976), La dama non cercata (1985), Perché mi vinse il lume d’esta stella (1992), rilettura drammaturgica del Paradiso di Dante, Per forza e per amore (1996), e prose (Frau Doktor, 1989; Andare in Cina a piedi, 1992). Infine, del raffinato traduttore vanno almeno ricordati l’Evgenij Onegin di Puškin (1975 e 1984) e i volumi antologici Addio, proibito piangere (1982) e Vaga lingua strana (2003).