Nato in Romania da padre romeno e madre francese, visse fino al 1940 a Bucarest, addottorandosi in francese in quella università. Trasferitosi a Parigi, dove aveva trascorso parte dell’infanzia, debuttò con La cantatrice calva (La cantatrice chauve, 1950), commedia in un atto definita dallo stesso autore «anticommedia» e caratterizzata da un surrealismo soprattutto verbale: la sua comicità, fondata sull’assurdo e il non senso, costituirà una costante del teatro di Ionesco. Nelle opere successive, gli atti unici La lezione (La leçon, 1951), Le sedie (Les chaises, 1952), Vittime del dovere (Victimes du dévoir, 1953), e le prime commedie in tre atti Amedeo o come sbarazzarsene (Amédée ou comment s’en débarasser, 1954), e Jacques o la sottomissione (Jacques ou la soumission, 1955), la sua tematica rivela un contenuto decisamente metafisico. Ionesco mostra la società umana come priva di realtà e ne rappresenta gli aspetti fenomenici solo per palesare il nulla che li sottende. Del 1957 è Assassino senza movente (Tueur sans gages), cui segue Il rinoceronte (Le rhinocéros, 1959), la sua commedia forse di maggior successo: in entrambi i lavori il messaggio di Ionesco si fa esplicito, ma intellettualizzandosi perde il fascino dell’ambiguità e anche forza rappresentativa. Atmosfere più autentiche si ritrovano invece in Il re muore (Le roi se meurt, 1962), in La sete e la fame (La soif et la faim, 1966) e in Macbett (1972). Del 1974 è il romanzo Il solitario (Le solitaire), mentre nel 1988 uscì il diario La ricerca intermittente (La quête intermittente). Nel panorama del teatro di questo secolo, Ionesco si affianca a Beckett (sia pure con ben minore lucidità e forza poetica) come interprete dei disagi, dei dubbi e della disperazione dell’uomo contemporaneo.