(Milano 1886-1939) poeta italiano. Laureato in giurisprudenza, condusse un’appartata esistenza borghese, collaborando a qualche giornale. In vita pubblicò un solo volume, nel 1932: L’è el dì di mort, alegher! Postumo uscì un secondo libro, Poesie nuove e ultime (1947). La sua opera si ricollega alla migliore tradizione della poesia dialettale milanese, nel cui quadro offre un personalissimo contributo di sensibilità impressionistica decadente, formatasi sulla lettura di Baudelaire e dei simbolisti, e di pungente, freschissima vena narrativa, non priva di tonalità cupe o allucinate. Nelle sue composizioni migliori (Caporetto 1917, La mort de la Gussona) T. riesce a «raccontare», senza apparenti mediazioni, eppure con una grande raffinatezza compositiva, la vita quotidiana, la storia, la realtà topografica della sua città. La metrica, estremamente aderente alla vivacità del lessico, raccoglie e distribuisce i fatti, i dialoghi, le figure in un crescendo, più che di parole, di presenze vive e affollanti.