Saggista e critico italiano, fu una figura «anomala» nel panorama della critica italiana per la molteplicità degli interessi e per l’originalità della scrittura, ricchissima di tonalità, capace di orchestrare gli ingredienti più diversi: sensibilità rabdomantica, finezza psicologica, una vena narrativa che si esprime in una particolare capacità di usare lo humour e di raccontare per immagini. Garboli ha espresso una particolare forma di creatività, che incrocia le vie della ricerca storica con quelle del saggismo scientifico o addirittura presiede alla trasformazione maieutica dell’immaginario in funzione del vissuto o dello storico. In particolare, si è occupato di Dante, Shakespeare e Molière (dei quali è stato anche traduttore), Leopardi, Pascoli, Delfini, Longhi, Penna, Montale, Chateaubriand. Tra le sue opere: La stanza separata (1969), Molière. Saggi e traduzioni (1976), Penna papers (1984 e 1996), Scritti servili (1989), Trenta poesie famigliari di Giovanni Pascoli (1990), Falbalas. Immagini del Novecento (1990), Il gioco segreto. Nove immagini di Elsa Morante (1995), Penna, Montale e il desiderio (1996), Un po’ prima del piombo (1998), Ricordi tristi e civili (2001), Pianura proibita (2002), i postumi Storie di seduzione (2005), Occidente tra dubbi e paure (2005), Il «Dom Juan» di Molière (2005), La gioia della dipartita (2016). Ha inoltre curato un’edizione di opere dantesche (1954), un commento ai Canti di Leopardi (con N. Gallo, 1959), l’edizione del Journal inedito di Matilde Manzoni (1992), il carteggio tra B. Berenson e R. Longhi (Lettere e scartafacci 1912-1957, 1993), le Memorie d’oltretomba di Chateaubriand, il pamphlet seicentesco anonimo contro la moglie di Molière (Anonimo del XVII secolo, La famosa attrice, 1997) e l’edizione di Pascoli nei «Meridiani»: Poesie e prose scelte da Cesare Garboli (con G. Leonelli e A. Oldcorn, 2002, 2 voll.).