(Ceva, Cuneo, 1883 - Firenze 1952) critico letterario italiano. Allievo a Torino di A. Graf, insegnò letteratura italiana nelle università di Catania, Pisa e Firenze. Pur accettando i principi dell’estetica crociana, coltivò un suo metodo personale, sostanziato di pacata tensione morale e di sottile gusto impressionistico. I suoi saggi più validi (Carlo Porta, 1910; Alessandro Manzoni. La vita e le opere, 1915-19 e 1929; Introduzione ai poeti, 1946) sono sorretti da un duplice ordine di interessi: da un lato l’analisi del sostrato psicologico e culturale, dall’altro l’attenta auscultazione della pagina poetica. Tale attitudine scopre i suoi limiti quando affronta il disegno storico (Storia della letteratura italiana, 3 voll., 1933-35) o l’interpretazione di opere saldamente radicate in sistemi filosofico-dottrinari (commento alla Divina Commedia, 1945-47); mentre dà i risultati più persuasivi in letture che richiedono una sensibilità pronta e raffinata (commenti a Poliziano, Parini, Leopardi, Manzoni).