Ha seguito gli studi universitari a Città del Messico e poi a Roma; è stato traduttore a Pechino e Barcellona, professore universitario nella sua patria e in Inghilterra, e diplomatico a Varsavia, Budapest, Parigi, Mosca e Praga.
Ha scritto un libro di saggi sulla letteratura inglese, un’antologia del racconto polacco, e ha realizzato innumerevoli traduzioni, fra gli altri di Gombrowicz (che lo scelse come suo traduttore in spagnolo), Henry James e Conrad.
Ha fatto il suo apprendistato di narratore con vari volumi di racconti, densi e vernacolari, Tiempo cercado (1959), El infierno de todos (1964), Los climas (1966). Ma la rivelazione del suo stile maturo è venuta con il suo primo eccellente romanzo, El tañido de una flauta (1972), di ambientazione internazionale e con una trama di nitido taglio jamesiano, su diversi piani, nei quali si succedono le frustrazioni di due vocazioni artistiche, la resurrezione della vita nell’arte, gli occultamenti della verità nel destino, il tutto in una composizione di grande rigore ed eleganza.
Juegos floreales (1983) accentua la maestria tecnica dell’autore, ma è quasi troppo simile al precedente. Il terzo romanzo, El desfile del amor (1984) ha vinto un importante premio in Spagna e ha significato la consacrazione dell’autore. Qui torna all’ambientazione del Messico rurale, con una grande quantità di riferimenti storici e culturali, una prosa d’impeccabile fattura, una trama poliziesca e il rimando finale all’opera da scrivere, chiave costante del lavoro romanzesco di Pitol. È seguito un libro di racconti, Nocturno en Bujara (1982), rieditato con il titolo Vals de Mefisto, vincitore del premio Villaurrutia, nel quale culmina la linea autoreferenziale, borgesiana, che aveva fatto capolino in El tañido de una flauta.
Si tratta di quattro racconti che recano in calce la località di Mosca, di ambientazione internazionale, e di quattro «racconti dentro altri racconti», letti, scritti, riferiti da mitomani o progettati dai personaggi scrittori; in qualche caso si aggiunge un ulteriore livello, quando lo scrittore personaggio prende appunti per un racconto il cui personaggio è uno scrittore che progetta un racconto… Anche Domar a la Divina Garza (1988) ricorre al racconto dentro il racconto, e arriva fino al quarto livello: un vecchio scrittore scrive un romanzo il cui protagonista, il folle avvocato Dante de la Estrella, narra a una famiglia, di cui ha invaso la casa, il suo incontro giovanile a Istambul con un’antropologa pazza che gli ha raccontato una stranissima cerimonia di propiziazione fecale di certi indios messicani. È un’opera con visioni espressionistiche, curiose deformazioni e alterazioni della verosimiglianza, la più stravagante e la più artistica di Pitol. Questo romanzo, il precedente e il successivo sono stati raggruppati dall’autore, sotto il patrocinio del suo ammirato Bachtin, con il nome di «Tríptico El Carnaval». Il terzo è La vida coniugal (1994), commedia matrimonial-criminale in cui una donna ordisce piani per uccidere il marito, li mette in atto, fallisce, e gli attentati si ritorcono contro di lei, che finisce rovinata e mutilata, ma non riconciliata; è un romanzo regionalista e più lineare dei precedenti. Nel 1996 è uscita una compilazione di articoli e saggi, El arte de la fuga, nella quale Pitol passa in rivista in modo suggestivo e penetrante i suoi viaggi, le sue letture e le sue amicizie. Pasión por la trama (1998) raccoglie articoli di argomento letterario.
- Questo profilo di Sergio Pitol è stato composto da César Aira, e viene qui proposto nella traduzione di Raul Schenardi già apparsa sul sito dell'editore Sur.