(attivo fra il 1250 e il 1285) poeta francese. Forse originario della Champagne, visse a Parigi e fu al servizio di Alfonso di Poitiers e Carlo d’Angiò, fratelli di Luigi il Santo. Deforme nel fisico, disgraziato negli affetti, egli condusse, pur dotato di cultura e di una certa conoscenza del latino, la misera esistenza del giullare e visse penosamente alla giornata, frequentando le taverne dove giocava a dadi e beveva. I suoi versi, fra i migliori e più suggestivi dell’epoca, rivelano l’eloquenza e la forza satirica di una personalità complessa. Scrisse fabliaux, satire e «contrasti», ma anche una vita di santa Elisabetta e altre opere di carattere religioso, come il Miracolo di Teofilo (Miracle de Théophile), breve dramma in cui si parla di un prete che vende l’anima al diavolo ma si pente ed è salvato dalla Madonna. Generoso, ardente e profondamente religioso quando predica la santità della crociata, denunzia l’ipocrisia e la lussuria del clero o (come nel poemetto le Nove gioie di Nostra Signora, Neuf joies de Notre-Dame) dice la sua devozione alla Vergine, è crudo, piccante, satirico quando, nei «fabliaux», descrive con disinvolta bravura il mondo popolano.