(Sauk Center, Minnesota, 1885 - Roma 1951) scrittore statunitense. Laureatosi a Yale, lavorò nel mondo dell’editoria e del giornalismo fino al primo grande successo ottenuto con Strada maestra (Main street, 1920), ritratto di una piccola città dai meschini orizzonti culturali, contro la quale Carol Kennicot, la protagonista venuta da fuori, combatte una vana battaglia. Con quest’opera L. definì l’ambito sociologico della sua narrativa: la provincia del Middle West, la nuova borghesia, materialista, immemore del passato e sradicata dalla terra. Seguirono Babbitt (1922), ritratto dell’americano medio con i suoi mutevoli umori, il suo conformismo, la sua noia, i suoi vani tentativi di evasione; Arrowsmith (1925), storia delle delusioni e dei compromessi di uno scienziato; Elmer Gantry (1927), vigoroso studio del fanatismo religioso; L’uomo che conobbe Coolidge (The man who knew Coolidge, 1928), satira dell’uomo d’affari americano. Nel 1930 L. ottenne, primo letterato americano, il premio Nobel. Meno pungenti sono le opere successive: da Ann Vickers (1933) a Qui non può accadere (It can’t happen here, 1935), analisi della possibilità di un futuro avvento del fascismo in America, a Il cercatore di Dio (The God-seeker, 1949).Cronista di costumi più che artista, L. è importante soprattutto come iniziatore della letteratura satirica sulla classe media americana e i suoi stereotipi, anche se, vista in prospettiva, la sua satira non sembra andare in profondità e si converte, in ultima analisi, in una sorta di ironica e a volte ambigua tolleranza.