(Concord, Massachusetts, 1817-62) scrittore statunitense. Interprete radicale del pensiero trascendentalista di R. Emerson, studiò a Harvard, ma dopo i brevi anni (1837-41) dedicati all’insegnamento nella scuola privata fondata dal fratello John, preferì fare della sua vasta cultura un uso strettamente personale. Sue uniche forme di «impiego» furono, in seguito, il lavoro intermittente nella fabbrica di matite di proprietà del padre e (dal 1841 al 1843) la gestione parziale di casa Emerson, dove ricevette in cambio ospitalità. Riconosciuto come uno degli esponenti del cosiddetto «rinascimento americano», T. trascorse l’intera esistenza nella quieta Concord, facendone la capitale di un pianeta della mente, dal quale non volle allontanarsi se non per rare sortite: come quella, fluviale, in compagnia del fratello, divenuta poi Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack (A week on the Concord and Merrimack rivers, 1849) o quelle descritte ne I boschi del Maine (The Maine woods, 1864) e in Cape Cod (1865). Al di là di queste esplorazioni, nessun viaggio d’affari o di lavoro, nessuna apparente voglia di intersecare il crescente brusio dei traffici del New England. Nel 1845 T. si allontanò dalla propria casa per stabilirsi sulle rive del vicino lago di Walden. Nei due anni che seguirono, tanti quanti durò l’esperimento il cui resoconto è leggibile nelle pagine di Walden o la vita nei boschi (Walden or the life in the woods, 1854), T. condusse con estrema lucidità un’accurata autoanalisi che gli permise, come emerge anche dal voluminoso Diario (The journal, 14 voll.) tenuto dall’età di venti anni fin quasi alla fine della vita e pubblicato postumo, di riscrivere con acutezza l’alfabeto della propria esistenza. In Walden T. seppe sviluppare un intimo colloquio con la natura e apprese a leggere la segreta vita boschiva non con il semplice godimento dell’esteta ma con l’attenzione del classificatore di fenomeni naturali, la pioggia, il fuoco, le orme lasciate sulla neve dagli scoiattoli o dagli indiani. Dal microcosmo di Walden T. comprese in profondità il disagio esistenziale che s’infiltrava nelle coscienze della nascente borghesia e intuì l’assurdità di un sistema economico che favoriva un’ineguale distribuzione della ricchezza tra le classi. Questa consapevolezza lo indusse più volte nella sua vita a forme di ribellione e di lotta intraprese con tutta la forza intellettuale di un radicale individualismo. Il suo orrore di fronte all’invasione del Messico da parte degli Stati Uniti, o alla morte dell’abolizionista John Brown, o al continuo scandalo della schiavitù, lo portò a pronunciare discorsi appassionati e a scrivere numerosi pamphlets. Il più famoso fra questi, poi pubblicato come saggio, è Disobbedienza civile (Civil disobedience, 1849), che fu letto con entusiasmo e ammirato da L. Tolstoj, e in seguito fu adottato da Gandhi quale manifesto di ribellione non violenta. Anche la beat generation e il pensiero radicale americano degli anni Sessanta hanno visto in T. un loro contemporaneo per la sua profonda conoscenza delle religioni orientali e del pensiero mistico indiano, per il suo essere portavoce del dissenso, per il suo illuminato equilibrio fra i doni della cultura e della natura.