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Libertine o madri illibate. Una discussione settecentesca su sesso e fecondazione
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1989
1 gennaio 1989
164 p.
9788831752602

Voce della critica


scheda di Lamberti, M.C., L'Indice 1990, n. 3

Uno scienziato-scrittore dell'Inghilterra del Settecento vede rifiutata la sua candidatura alla Società Reale di Londra e si vendica dello smacco pubblicando due libelli satirici, che mirano a colpire l'immagine scientifica dell'istituzione. Il primo, "Lucina sine concubitu", in forma di lettera indirizzata da un medico alla Società, sostiene la possibilità per una donna di "concepire e partorire senza commercio alcuno con l'uomo", semplicemente esponendosi all'azione fecondante del vento. Il secondo, "Concubitus sine Lucina", in forma di risposta da parte di un membro della Società, propone un altrettanto fantasioso sistema di procreazione, che concede alle donne di godere del piacere del sesso senza portarne le conseguenze: l'embrione umano, sottratto precocemente al corpo femminile con i poteri magici della "pietra d'aquila", può essere allevato in un'incubatrice ottenuta con una botte vinaria riempita di sterco. Entrambi i testi vengono pubblicati in questo volume, seguiti dalle prefazioni che ne hanno accompagnato le riedizioni settecentesche e arricchiti da note della curatrice, la quale, nell'introduzione, ricostruisce efficacemente il contesto intellettuale e sociale entro cui sono nati, ne segue la fortuna editoriale e ne sottolinea la paradossale attualità.

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