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Camillo Benso di Cavour , La libertà come fine. Antologia di scritti e discorsi (1846-1861) , a cura di Roberto Balzani, pp. 354, 15, Ideazione, Roma 2002
Il conte di Cavour non è stato solo il principale uomo di stato che l'Italia abbia avuto, ma può essere considerato a buon diritto anche uno scrittore politico di notevole valore, uno dei maggiori rappresentanti della tradizione liberale italiana. La sua opera di governo infatti non si è mai ridotta alla semplice combinazione empirica di elementi disparati, al contrario essa è sempre stata sorretta da una visione più generale dei rapporti politici e degli equilibri sociali. Lo scopo dell'antologia che qui segnaliamo è quello di fare emergere lo spessore della riflessione cavouriana. Il suo liberalismo fa perno, come osserva giustamente Balzani nell'introduzione, su due assunti principali. In primo luogo la fede nell'individuo "in quanto soggetto attivo e cosciente", accanto a questo sta la fiducia nell'"opinione pubblica in quanto precipitato collettivo delle migliori energie dei cittadini". Organizzata in cinque capitoli grosso modo cronologici l'antologia segue tutta l'attività pubblica di Cavour dalla vigilia del 1848 fino alla prematura scomparsa. Gli articoli e gli interventi parlamentari prescelti sono presentati in maniera da renderli maggiormente fruibili, alleggeriti delle parti più legate all'attualità dell'epoca, e divisi in paragrafi titolati dal curatore. Questa piccola forzatura filologica è giustificata ampiamente dai risultati raggiunti. Infatti, che si parli di problemi pratici come lo sviluppo delle ferrovie o di temi più ampia portata come i rapporti tra stato e chiesa, che si affrontino nodi politici di immediata urgenza come la guerra di Crimea o ci si intrattenga su argomenti meno legati alla contingenza come il sistema politico britannico, si riscontra una notevole coerenza di fondo e una sostanziale fedeltà ai principi. Anche la fiducia nella moderazione, più volte riaffermata, non va letta come un limite delle posizioni cavouriane, ma si può intendere come una manifestazione di quella prudenza che, giusta la lezione dei classici, ha sempre accompagnato l'opera del politico accorto e capace.
Maurizio Griffo
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