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Alla fine della guerra nei campi nazisti erano rimasti poco più di qualche migliaio di ebrei e molti di più fra prigionieri di guerra, prigionieri politici, lavoratori coatti e quant'altro. Mentre tutti questi, a volte dopo viaggi allucinanti, riuscirono a tornare alle loro case, gli ebrei sopravvissuti, molti dei quali morirono nei primi tempi a causa di malattie e denutrizione, furono ancora rinchiusi negli stessi campi dove li avevano posti i nazisti. Ci volle molto tempo perché venisse alla luce la loro martoriata storia, si parlasse di Shoah. E iniziò subito la guerra fredda: i sovietici e i loro alleati, per dar fastidio ai britannici, invogliavano i loro ebrei a emigrare in Palestina; qui invece la Gran Bretagna non voleva andar contro gli interessi arabi, per cui gli ebrei si trovavano fra due fuochi. Molti di loro furono internati in campi a Cipro, in attesa dello sbarco in Palestina. Chi era rimasto in Europa si trovò invece contro l'ostilità antisemita sia dei polacchi, sia dei tedeschi.
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