L'esperienza umana, l'esclusivo modo di esistere delle donne e degli uomini, non coincide mai con la semplice vita, ma è frutto dell'intrecciarsi di segni, sogni, simboli, fantasmi, paure, rimorsi, aspettative, immaginazioni, speranze, illusioni, propositi, sensi di colpa… che accompagnano come un'ombra ogni istante del vivere. Parlare di questa trama aggrovigliata e densa, e della sua logica eccentrica che pure governa il vissuto più profondo, è un'impresa temeraria. Eppure c'è un segmento dell'espressione umana che non si tira indietro di fronte al compito di rispondere a questa esigenza insopprimibile di senso. È la grande letteratura, che presta la propria voce per dire qualche verità su quel tratto umano distintivo spesso assente nei discorsi della scienza, forse anche perché non riducibile totalmente ad essi. E lo fa ricorrendo al suo strumento più raffinato: la finzione, unico e peculiare modo di parlare del segreto dell'essere umano, di far emergere e salvaguardare le testimonianze relative a ciò che dell'umano è l'essenziale. A questa modalità di espressione si accosta il filosofo Silvano Petrosino, dedicando i saggi qui raccolti a opere di grandi autori, da Céline a Conrad, da Manzoni a Kafka, da Joyce a Yourcernar e altri, senza lasciarsi distrarre dal frastuono che accompagna i proclami dell'intelligenza artificiale e le scoperte delle neuroscienze, e dalle chiacchiere che provengono dal mondo social, ma continuando a prestare ascolto a quella parola letteraria che insiste nel testimoniare l'irriducibile appello di interrogativi già lanciati da Nietzsche: che cosa abbiamo veramente vissuto? Chi siamo noi in realtà?
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