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Il primo libro delle Lettere era appena stato pubblicato (gennaio 1538) che su Aretino si abbatterono i fulmini di nemici vicini e lontani. In laguna si tentò di promuovergli contro un processo per bestemmia e sodomia; fuori, probabilmente a Milano, si imbastì, di su materiali berniani, una Vita tale da sconvolgere un controcanto feroce rispetto alla celebrazione proposta nell’epistolario. Lo scrittore dovette ricorrere a tutti i mezzi a disposizione sua e dei molti potenti amici per recuperare il credito perduto – agli occhi soprattutto dell’imperatore – e legittimare di bel nuovo figura e ruolo. Ci riuscì, e in tempi relativamente brevi, dando prova di una capacità di azione ben più matura rispetto al vociare scomposto degli anni romani e mantovani. A suggellare il recupero pieno della normalità, nell’estate del 1541 maturò il progetto di rilancio del primo libro delle lettere e la contemporanea proposta di un secondo, ambedue affidati alle cure editoriali di Lodovico Dolce e ambedue pubblicati di lì a un anno, nell’agosto 1542. Nella «giunta» del primo libro e nel secondo non compare nessun accenno all’impasse appena superata. Vediamo invece Aretino compiacersi dell’attenzione a lui riservata dalle corti europee e di pressoché tutti i potentati italiani. Commenta gli avvenimenti politici e militari del momento; si cruccia per i ritardi nel pagamento della pensione; tenta invano di recuperare ottocento scudi che gli ha perso al gioco, in Francia, Gianambrogio degli Eusebi; interviene con successo in favore di amici o conterranei processati; dà notizie delle opere pubblicate e di quelle in corso; ricorda luoghi e amici del passato; elogia la vita semplice e critica gli eccessi nello studio; s’impegna nella promozione di opere di Tiziano e di altri artisti amici suoi; allega versi d’occasione e l’intero capitolo Ne la morte del Duca d’Urbino.
Il volume è corredato degli apparati d’obbligo: Nota al testo, Glossario, Indici finali.
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