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Vernice Rivista di formazione e cultura Il libro rappresenta la versione poetica di un taccuino d’amore, per cui la strada è il viaggio d’incontro dell’amante verso la sua amata, cioè anabasi e rivelazione del mondo attraverso il calore umido ed emotivo dell’amore profano, sul versante terragno dell’esperienza, ma nella concezione stilnovistica di tramite e di ponte che conduce al metafisico o quanto meno che è trascendimento dei limiti umani e rottura delle prigioni dell’abitudine. Il verso è libero, vivificato da un ritmo interiore, che racconta la vita in forma di incanti sonici e analogici, con una dizione armonica ed orientata a valorizzare le dissolvenze e le presenze nel contorno di un’atmosfera magica.
Presenza dominante della silloge è la Natura intesa come forza dinamica, vivente ed animata, spirito in divenire che propone, in un avvincente gioco di analogie, l'universo emotivo del poeta. Costante ed esaltante è l'immedesimazione, in una girandola gioiosa ed inebriante di suoni, immagini e colori, in cui le gioie, i dolori, gli affetti tutti e perfino i silenzi si animano e vivono esprimendo il fervore della vita che è azione e amore. In questa prospettiva tutta la vita si risolve in un moto "dove la terra si ascolta cantando e cantando" (Un'altra vita, pag. 48) e dove "gli anni corrono e cantano verso un dono d'acqua" (Canciòn del verano, pag.8). Pieragnolo così risorge il mito del poeta romantico, parte viva di quella unitotalità indifferenziata, nascente dall'unione dell'uno, l'uomo, con il tutto, la Natura, tale da rendere il poeta sintesi vivente dell'essere per cui le cose, le azioni, i suoni, ricevono un alito vitale; ne derivano versi tersi, dal ritmo intenso ed incalzante, che invitano a scrutare nell'animo della terra e, in definitiva, dell'uomo, per scoprire e salvaguardare il senso e la forza dell'esistere.
C'è una poesia che affonda, non solo per istintiva natura ma per scelta, le sue radici e le sue ragioni nei processi mentali del sogetto cogitante, ponendosi come rassegna delle immagini privilegiate del mondo intellettuale. Una poesia dell'intelligenza che non è per nulla spoglia del riscontro umano, emozionale; anzi, per contrasto, fa sprigionare dalle sue superfici un'ansia assoluta di partecipazione e complicità rispetto al mondo e alla sorte degli uomini. E' il genere di poesia che vive in queste "Lettere lungo la strada" di Tomaso Pieragnolo; lettere, frutto di una composizione di forze tra la direzione rettilinea della parola e la circolarità del pensiero, nello specchio unificante dell'io che fa rifluire le plurime valenze del reale al livello di una fluida immanenza positiva dominata dalla luce dell'amore. Così che, all'insegna delle opere e dei giorni, il diario si traduce felicemente nella continua radiografia di pagina in pagina ridisegnata musicalmente da una sonorità piena di colori e di sapori; dentro la quale, "fra il pomodoro e il sale, l'olio e la cipolla" (In cucina, pag. 15) la vita esplode e riempie il vuoto di "Quello che non c'è" (pag.49). Paolo Ruffilli
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